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Ilaria Capua, che gaffe! La scienziata “educa” un follower ma sbaglia clamorosamente

di Ilaria Paoletti -

Ilaria Capua ©imagoeconomica


La virologa Ilaria Capua, uno dei volti più noti tra quelli degli esperti resi celebri dalla pandemia, si è espressa su Twitter in merito ai contagi da Covid. Fin qui, niente di nuovo. Peccato che, dopo anni in cui siamo stati bombardati da calcoli e percentuali sulla diffusione del virus diventando tutti un po’ “virologi”, la scienziata abbia dimostrato di non sapere ancora come funzioni il calcolo del tasso di positività. E il web, come sappiamo, non perdona: l’hashtag “Capua” è schizzato in cima ai trend dalle prime ore della giornata. Ma cosa ha detto di preciso? Rispondendo ad un tweet nel quale era taggato il suo profilo, la direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida ha scritto che “se la positività è al 12%, ogni cento persone che vedi in giro 12 sono infette, e quindi rappresentano una possibile fonte di contagio”. Gaffe madornale: la scienziata ha infatti esteso alla popolazione generale un dato ricavato da una sottopopolazione. Un errore che fa riflettere, soprattutto considerato che la Capua, nei mesi più cupi del Covid, era praticamente in televisione ogni giorno per educarci su salute pubblica e propagazione del virus. Tanto è stato lo scalpore generato da questo calcolo “infelice” che si è sentito in dovere di intervenire pure Roberto Burioni. Sempre con un tweet (e senza menzionare esplicitamente la Capua, da vero cavaliere), il virologo ha riportato l’esatta tecnica con la quale viene calcolato il tasso di positività: “Quando leggete sui giornali che il tasso di positività è il 12% significa che il 12% dei tamponi analizzati è positivo, non che il 12% della popolazione ha in questo momento COVID-19”. Nel frattempo, sul fronte Capua, tutto tace: l’ultimo tweet è proprio quello dello “scandalo”. Va detto che non è la prima volta che la studiosa si fa portavoce di teorie che possono essere definite “curiose”: fu proprio lei, infatti, in un pezzo per il Corriere della Sera, a domandarsi se non vi fosse una diretta correlazione tra alcuni dialetti italiani e la propagazione del coronavirus. Nell’articolo, l’esperta si chiedeva “se una lingua foneticamente caratterizzata da maggiore pressione e frizione possa essere più pericolosa come veicolo di infezione virale”. “Basti pensare a come siano diverse dal punto di vista meccanico alcune inflessioni o dialetti nel solo nostro territorio nazionale (calabrese aspirato o toscano con la c espirata)”, si leggeva ancora nel pezzo. Anche all’epoca i social si scatenarono contro di lei, ma va detto che quella dei dialetti “super diffusori”, in fondo, era solo una teoria. Il tweet che ha fatto scalpore nelle ultime ore, invece, rispondeva seriamente alle perplessità di un suo follower. Chissà il povero fan ora quanto ha le idee confuse …

Ilaria Paoletti


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