Cronaca

Ilaria Salis deve sottoporsi al suo giusto processo

L’opinione del generale in congedo della Guardia di Finanza Alessandro Butticé, già portavoce e dirigente dell’Ufficio europeo per la lotta alla froide (OLAF)

di Alessandro Butticé -


Con la ripresa dei lavori dell’Europarlamento, si deciderà anche la sorte sulla richiesta di levata dell’immunità parlamentare avanzata dall’Ungheria nei confronti di Ilaria Salis.
Come primo ufficiale della Guardia di Finanza e dirigente dei servizi antifrode dell’Ue, dall’ottobre del 1990, mi sono trovato a trattare le prime levate di immunità di funzionari e parlamentari Ue. Anche per questa esperienza sul campo, e per aver constatato come spesso tali procedure siano state gestite in modo un po’ troppo acritico, resto un convinto difensore dell’istituto dell’immunità. Perché, nel caso degli europarlamentari, costituisce un pilastro a tutela della loro indipendenza da pressioni indebite e da qualsiasi tentativo di condizionamento, anche investigativo, esterno.
Fatta questa premessa, sarebbe però un oltraggio alle nobili ragioni della sua istituzione se l’immunità non venisse levata nel caso della signora Salis. Su questo punto, parlando anche di Qatargate e Haiwaigate, mi sono già espresso su Eurocomunicazione lo scorso 19 giugno, ribadendo la necessità di distinguere tra la difesa dei principi generali e l’abuso strumentale che può derivarne.
Nel rispetto dello stato di diritto Ue, Ilaria Salis deve affrontare il suo processo. Naturalmente, non sussistendo le condizioni per una detenzione preventiva, il Parlamento dovrà pretendere che il processo si svolga a piede libero, nella pienezza delle garanzie difensive dell’imputata. La notorietà che l’ex insegnante italiana ha acquisito – a nostro avviso immeritata, se rapportata alla gravità dei fatti a lei contestati, non solo in Ungheria, ma anche in Italia – garantirebbe comunque un controllo mediatico costante e una vigilanza dell’opinione pubblica che difficilmente si riscontrano in procedimenti ordinari.
Sarebbe certamente troppo pretendere che Salis rinunci alla sua immunità, come fece Enzo Tortora, grande Uomo che ebbe la forza e la dignità di affrontare un ingiusto processo armato soltanto della propria innocenza. Ma il Parlamento europeo non può sottrarsi alla responsabilità che gli compete. Tocca alla maggioranza degli eurodeputati, rappresentanti dei cittadini di tutta l’Unione, e non solo di quelli, italiani, che l’hanno eletta, dimostrare di non voler offendere i principi stessi che danno loro legittimità.
Occorre ricordare che l’immunità parlamentare non è stata pensata per difendere il singolo dalle proprie malefatte, ma per garantire la libertà di esercizio del mandato. Storicamente, nei parlamenti inglesi, rispondeva all’esigenza di proteggere i rappresentanti da arresti arbitrari. Oggi, traslata in sede Ue, non può trasformarsi in un comodo scudo dietro cui rifugiarsi per sottrarsi alla giustizia di uno Stato membro, per fatti, peraltro, che nulla hanno a che fare con la funzione parlamentare.
Il caso Salis, per quanto complesso, non mette in discussione il diritto ungherese a processarla. Mette piuttosto alla prova la credibilità del Parlamento europeo, chiamato a bilanciare due valori fondamentali: da un lato la salvaguardia delle prerogative dei suoi membri, dall’altro il rispetto dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Negare la levata di immunità per un’accusa precedente all’elezione significherebbe inviare un messaggio devastante: che l’appartenenza a un’istituzione europea garantisce di fatto un privilegio giudiziario, estraneo alla cultura democratica del nostro continente.
Sono consapevole che il contesto politico possa condizionare il dibattito. La figura di Ilaria Salis è stata caricata di significati ideologici che rischiano di oscurare il nucleo giuridico della vicenda. Ma il Parlamento deve resistere a queste derive. Non si tratta di schierarsi pro o contro le sue idee politiche, né di giudicare il governo ungherese. Si tratta di affermare che nessuno, senza il vaglio della maggioranza parlamentare e reali ragioni legate all’esercizio della funzione elettiva, possa essere sottratto all’accertamento processuale.
Concludo con una riflessione: l’immunità parlamentare è sacra quando difende la funzione, non quando diventa un privilegio. Sarebbe ingiusto e dannoso confonderla con una franchigia personale. Se l’Assemblea di Strasburgo non vorrà tradire lo spirito democratico, dovrà autorizzare la levata dell’immunità, garantendo così che Ilaria Salis venga processata, con tutte le garanzie difensive, la vigilanza delle Istituzioni Ue e, eventualmente, il vaglio finale della Corte europea dei diritti dell’Uomo. Solo così si potrà affermare la forza dello stato di diritto Ue e la dignità delle istituzioni.


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