Cultura & Spettacolo

IMMERGERSI IN VAN GOGH

di Redazione -


Benedetta Basile

FIno al al 30 aprile 2023 la meravigliosa Chiesa di San Potito a Napoli ospita la grande mostra internazionale “Van Gogh: the Immersive Experience” in una forma totalmente rinnovata per festeggiare i 170 anni dalla nascita del geniale pittore.
L’esposizione approda nella splendida location eretta nella prima metà del XVII secolo nella città partenopea dopo aver entusiasmato 5 milioni di visitatori in tutto il mondo con le sue tappe in Belgio (Bruxelles), in Cina (Pechino e Hanghzou), Israele e Gran Bretagna (Londra, York e Leicester) e Stati Uniti (New York e Washington).
La novità del concept di questa mostra, ideata da Exhibition Hub, una società di Bruxelles specializzata nella progettazione di esperienze immersive, è quella di offrire al visitatore un’esperienza di arte digitale a 360 gradi.
Il cuore dell’esposizione è una stanza completamente immersa dove ben 60 proiettori danno vita a 350 capolavori di Van Gogh su una superficie di 1000 metri quadrati. Le proiezioni animano il pavimento e tutte le pareti attorno ai visitatori a cui sembrerà di entrare nei quadri. Lo spettacolo di suoni e luci si svolge in loop.
All’interno di “Van Gogh: The Immersive Experience” si trova uno spazio dedicato allo studio dell’arte pittorica dell’artista, il visitatore è quindi invitato a guardare un documentario di circa 5 minuti, in cui vengono spiegate le tecniche utilizzate per realizzare le sue opere. In un’altra sala, invrce, viene ricostruito il capolavoro “La camera da letto” e su dei pannelli narrativi vengono raccontati tanti episodi della vita e del lavoro dell’artista.
Infine si arriva allo spazio dedicato ai più piccoli, e non solo, “Colora e Pubblica”.
In quest’area i visitatori possono produrre ed esporre i propri capolavori. Chiunque potrà mettersi alla prova e cimentarsi nei panni di Van Gogh.
La mostra però non si conclude ancora. Perché l’ultima esperienza che il visitatore è invitato a fare è quella della realtà virtuale, grazie all’aiuto di un visore, che fa scivolare i visitatori ancora più in profondità nella mente di Van Gogh, permettendo a loro di vivere un giorno nella sua vita.
Questa coloratissima esperienza dedicata all’artista olandese arriva nella monumentale Chiesa di San Potito, nel cuore del centro storico di Napoli, nella sua versione rinnovata subito dopo il successo di “Claude Monet: The Immersive Experience”.
In occasione dei 170 anni dalla nascita dell’artista, tante sono le manifestazioni nelle città italiane per ricordarne la genialità, ma l’esperienza immersa è sicuramente una novità in fatto di esposizione e apre una finestra su come potranno essere concepite le mostre del futuro e su quanto questa capacità di coinvolgere il visitatore, sarà probabilmente di grande aiuto a coinvolgere sempre più persone ad attività ed eventi legati alla cultura.
Vincent Willem van Gogh fu autore di quasi novecento dipinti e di più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi non terminati e gli appunti destinati all’imitazione di disegni artistici di provenienza giapponese.
Iniziò a disegnare da bambino, nonostante le critiche del padre, che gli impartì un’educazione molto severa, la sua non fu una vera e propria vocazione, infatti iniziò all’età di ventisette anni.
Probabilmente fu indirizzato alla pittura dall’attività del fratello Theo, un commerciante d’arte, grazie a cui fece propria l’arte di alcuni artisti come Daumier, Courbet e Millet, tutti pittori che rappresentavano nelle loro opere il mondo degli umili.
Infatti i soggetti stessi di Van Gogh consistevano in autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, campi di grano e girasoli.
La sua opera probabilmente più importante fu la “Notte Stellata”.
Un paesaggio notturno, che l’artista poteva osservare e immaginare dalla sua stanza del manicomio di Saint Remy, in provenza dove fu ricoverato nel 1889.
Infatti per parecchi anni soffrì di disturbi mentali e morì in circostante misteriose alla giovane età di 37 anni, nel 1890.
La fama di grande artista gli venne riconosciuta soltanto molti anni dopo la sua scomparsa.


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