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IMMIGRATI: CARITAS, IN ITALIA SONO 5,3 MILIONI MA È ORA DI LAVORARE PER L’INTEGRAZIONE

di Redazione -


Non si tratta di un’invasione, non c’è stato nei mesi dell’emergenza Covid 19 alcun allarme sanitario ricollegabile alle comunità straniere in Italia (la percentuale di casi positivi è analoga a quella della popolazione generale) e la maggior parte dei migranti è di religione cristiana (3 milioni di fedeli, per lo più ortodossi). È vero però che la situazione sanitaria ha peggiorato la situazione di molti di loro e che la volontà di discriminarli è stata evidente. E’ quanto si evince dal XXIX Rapporto Immigrazione 2020 di Caritas Italianae Fondazione Migrantes dal titolo “Conoscere per comprendere”.

Nel dettaglio, sono poco più di 5milioni e 300mila le persone non italiane che risiedono da tempo nel nostro paese (l’8,8% della popolazione, che produce il 9% del PIl). Da qualche anno l’aumento della popolazione straniera è molto lento: dal 2018 al 2019 si sono registrati appena 47 mila residenti e 2.500 titolari di permesso di soggiorno in più. Sono diminuite le nascite (da 67.933 nel 2017 a 62.944 nel 2019) e le acquisizioni di cittadinanza (passate da 146 mila nel 2017 a 127 mila del 2019).

Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, i permessi di soggiorno validi al 1° gennaio 2020 sono meno di 3.500.000, il 61,2% dei quali è stato rilasciato nel Nord Italia, il 24,2% nel Centro, il 10,8% nel Sud e il 3,9% nelle Isole. 

Non raggiungono il 6% i permessi collegati all’asilo e alla protezione internazionale, sono solo l’1,5% quelli per studio. Nelle scuole gli alunni stranieri sono 860.000 alunni stranieri (il 10% del totale), il 64% dei quali nati in Italia, ma senza cittadinanza. In particolare, nel Lazio sono residenti quasi 683mila stranieri, con una leggera prevalenza di donne  (52%), che rappresentano il 13% degli stranieri residenti nel nostro paese e sono meno del 12% della popolazione totale della regione. Dal 2018 sono aumentati solo del 2%. I bambini stranieri nati nel Lazio sono il 16% del totale.

Tuttavia, il periodo pandemico e le restrizioni imposte dal lockdown hanno penalizzato fortemente le famiglie immigrate, anche a causa di una situazione lavorativa e abitativa, già in partenza più debole di quella degli italiani.

Secondo l’Istat nel 2019 (quindi senza l’impatto del Covid) i non italiani in povertà assoluta sono quasi 1 milione e 400 mila, con un’incidenza pari al 26,9%, contro il 5,9% dei cittadini italiani. L’incidenza di povertà assoluta è pari al 22 per cento per le famiglie con almeno uno straniero (24,4% per le famiglie composte esclusivamente da stranieri) e al 4,9% per le famiglie di soli italiani.

Dal monitoraggio realizzato nel mese di giugno 2020 e relativo al trimestre marzo-maggio tra 169 Caritas diocesane, emerge che in soli tre mesi la Caritas ha aiutato, in diverse forme, 445.585 persone (in media, 2.990 utenti per diocesi). Tra i 129.434 “nuovi poveri” che si sono rivolti alla Caritas nello stesso periodo, gli stranieri pesano in modo particolare (32,9%), pur se con valori di incidenza inferiori rispetto al dato riferito all’utenza in generale. La condizione di debolezza degli stranieri nel corso della pandemia emerge in modo ancora più evidente dalle diverse Caritas del territorio che in tempo reale hanno monitorato quello che stava accadendo in Italia. 

”Gli stranieri – sottolinea il rapporto – hanno scontato più di altri le situazioni di povertà educativa e culturale che rendono difficile, per gli stessi autoctoni, l’orientamento nel nostro complesso sistema di welfare. In altri casi è, invece, rilevabile una precisa volontà di esclusione della platea straniera, dettata quasi sempre dalle istanze politico-ideologiche degli amministratori locali”. a cui proposito si ricorda la questione del “Bonus spesa” erogabile dai Comuni.

red/rf


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