Esteri

“Impossibile una pace giusta per tutti, cessate il fuoco subito”

di Martina Melli -


“La guerra deve finire adesso e bisogna rendersi conto che in nessun modo l’Ucraina tornerà intera”. Queste le parole di Benjamin Abelow, esperto di geopolitica americano, autore del saggio edito da Fazi “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina”.

In che modo i Paesi Occidentali sono responsabili della guerra?
Ovviamente sia Putin che la Russia hanno giocato un ruolo centrale, dal momento che hanno materialmente aperto il conflitto. Probabilmente c’erano altre strade possibili che avrebbero potuto perseguire ma non l’hanno fatto. Io però, spingo molto sulle responsabilità dell’Occidente perché considero falsa ed esagerata la narrativa che sentiamo di continuo ripetere dai media. Io intendo mostrare come il mondo occidentale abbia causato la guerra, ossia attraverso l’espansione della Nato. Già 25 anni fa venivamo messi in guardia rispetto all’esito disastroso di un potenziale allargamento della Nato: la Russia che si sente circondata e sotto attacco. Persino individui aggressivi, fortemente anticomunisti, russofobici, negli anni, hanno espresso grave preoccupazione in merito. Ad esempio l’accademico Richard Pipes, o Paul Nitze, Direttore della pianificazione politica per il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, l’uomo che ha guidato la militarizzazione degli Usa durante la Guerra fredda. Quando la Nato ha preso a espandersi davvero, gli avvertimenti sono aumentati. Nel 2008, William J. Burns, che all’epoca era ambasciatore a Mosca, mandò una mail cifrata all’allora Segretaria di Stato Condoleezza Rice, in cui affermava che dopo due anni di Cremlino, era giunto alla conclusione che in tutta la Russia si temesse l’annessione Nato dell’Ucraina. Nello stesso periodo, un importante organo dell’Intelligence aveva dichiarato come un invito aperto a Georgia e Ucraina avrebbe scatenato l’invasione sovietica di Kiev. 15 anni prima che succedesse davvero. Come è facile immaginare, tutti gli avvertimenti sono stati ignorati. Adesso che ogni possibile timore è diventato realtà, i media insistono a dire che la guerra non abbia nulla a che vedere con la Nato. Lo trovo francamente straordinario.

 

All’interno del suo libro lei fa riferimento alla “Dottrina Monroe”, di cosa si tratta?
Il Presidente Monroe nel lontano 1823 disse davanti al Congresso, che gli States non avrebbero accettato nessuna minaccia militare da parte di altri Paesi. Gli Usa avrebbero considerato ogni tentativo di estendere il sistema politico continentale europeo a qualsiasi territorio dell’emisfero occidentale come pericoloso per la loro pace e sicurezza e che ogni tentativo di controllo del destino degli stati americani sarebbe stato interpretato come esplicita manifestazione di inimicizia. Interessante notare come questa nozione non venga applicata al contrario, e come sia stata completamente surclassata con la Russia. Nonostante “la dottrina Monroe”sia un principio forte negli Stati Uniti, il suo fondamento è stato del tutto ignorato, una vera e propria contraddizione nel processo logico e cognitivo. Basti pensare che nel 2020 e poi ancora nel 2021, la Nato fece una serie di esercitazioni con lancio di missili in Estonia. I razzi (24) partirono a soli 112 km dal confine russo. La Nato disse molto chiaramente che stava praticando la distruzione di target aerei difensivi all’interno del territorio. Nessuno pensò a come la Russia avrebbe percepito questa cosa. Nessuno ha pensato che, a parti inverse, un avvenimento del genere avrebbe allertato moltissimo il Governo Usa e terrorizzato i civili.

 

Cosa c’è dietro una mossa del genere?
Mi viene da rispondere cecità, arroganza, mancanza della cosiddetta “empatia strategica” (ossia riflettere su come il leader di un Paese possa percepire l’attacco da parte di un altro Paese). Mancanza di considerazione del “dilemma della sicurezza”, secondo cui le azioni con cui uno Stato si rende più sicuro, tendono a rendere gli altri stati meno sicuri portandoli a rispondere in modo simile. Il risultato è una spirale di ostilità che spesso sconfina in un conflitto bellico.

 

Lei ha spesso accennato al fatto che diversi membri del Congresso siano pro-guerra in Ucraina…
Ci sono diversi elementi nel Governo americano, ora che la guerra è scoppiata, che sono “felici” e vogliono che continui il più possibile per indebolire la Russia. Ad esempio, un mese dopo il primo bombardamento si stavano svolgendo intensi negoziati a Istanbul che sembrava potessero risolvere la situazione. Invece furono volontariamente interrotti dall’Occidente, partendo da Boris Johnson che, arrivato a Kiev (come riporta un’importante pubblicazione online ucraina) disse a Zelensky: “Tu sarai anche pronto per la pace ma noi, l’Ovest riunito, non lo siamo”. Le autorità turche confermarono successivamente di come ci fosse la precisa volontà del Governo americano di prolungare la guerra per indebolire la Russia.

 

In che modo la questione energetica è legata alle responsabilità della Nato?
Quando parliamo degli Stati Uniti, non parliamo della moltitudine di cittadini, ma di un élite di politici nell’amministrazione Biden. A lungo ci sono stati sforzi per interrompere la fornitura di gas e petrolio russo in Europa, e questa faccenda fa subito pensare al sabotaggio dell’oleodotto Nord Stream, come riporta il giornalista Seymour Hersh in una scottante inchiesta. Secondo Hersh infatti, Joe Biden, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, il sottosegretario Victoria Nuland e il Segretario Antony Blinken, dichiararono apertamente che, se la Russia avesse invaso l’Ucraina, sarebbe stata la fine dell’oleodotto. Queste dichiarazioni fanno pensare a un piano coordinato, un processo che era già in atto. Questa è la mia opinione. Diciamo che la precisa e dettagliata inchiesta di Hersh “suggerisce”una precisa volontà dietro alla distruzione dell’oleodotto.

 

Qual è lo scenario adesso? C’è la possibilità che le prossime elezioni presidenziali del 2024 cambino la situazione?
Non so chi vincerà e quali posizioni verranno prese, ma se dobbiamo aspettare le elezioni per fermare la guerra, la vedo molto male. Ormai a Washington sono tutti d’accordo che l’Ucraina non ha scampo. L’istituto del Capo di Stato Maggiore congiunto sostiene che ci dovrebbe essere una negoziazione il prima possibile. L’Ucraina è già ridotta malissimo e sarà sempre peggio. Anche il Rand (Research and Development), un organismo molto importante fondato dall’esercito americano e generalmente considerato pro-soluzioni militari, ha recentemente pubblicato un report in cui spiega il motivo per cui, per gli interessi Usa, è bene che la guerra finisca: il rischio inaccettabile di un conflitto diretto della Nato con la Russia (e dell’America con la Russia) e il rischio inaccettabile di una guerra nucleare. Sia il Capo di Stato maggiore congiunto che il Rand hanno ammesso che questa guerra non può essere vinta da nessuno e che, più si va avanti, più aumenterà l’ altissimo rischio nucleare. La soluzione è un cessate il fuoco immediato (che a mio parere la Russia accetterebbe – perché dispiegare tante forze militari a occupazione di un territorio è uno spreco di risorse e una spesa economica enorme) e una serie di patteggiamenti. La guerra deve finire adesso e bisogna rendersi conto che in nessun modo l’Ucraina tornerà intera. Se il conflitto finisce ci guadagnano tutti: quello che dobbiamo ottenere è il risultato migliore possibile.


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