Impronte e analisi genetiche al centro delle nuove indagini sul delitto di Garlasco
Sono undici le impronte senza identità che potrebbero riaccendere i riflettori sull’omicidio di Chiara Poggi, la 26enne uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco. Tracce trovate sulla porta di casa e sulle pareti delle scale che conducono alla taverna, dove fu rinvenuto il corpo della giovane, e che oggi sono agli atti della nuova inchiesta della Procura di Pavia. Un’inchiesta che, grazie ai progressi delle tecniche scientifiche, punta a dare un nome e un volto a quelle impronte finora anonime. Le tracce in questione, tra cui sei impronte “palmari” mai identificate, si trovano nei pressi della scala interna. Una di queste, la numero 33, è l’unica ad essere stata attribuita con certezza: appartiene ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e attuale principale sospettato. Le altre sei, invece, sono state rilette e comparate ma senza esiti identificativi. L’unico dato certo è che non appartengono né a Sempio né ad Alberto Stasi – fidanzato di Chiara e condannato a 16 anni, pena che sta finendo di scontare – né ai familiari della vittima, alla cugina Stefania Cappa, né agli amici del fratello Marco: Alessandro Biasibetti, Roberto Freddi e Mattia Capra. Particolarmente rilevante risulta l’impronta numero 10, trovata sulla parte interna della porta d’ingresso: potrebbe essere stata lasciata dal killer nel momento della fuga. La traccia, mai sottoposta in passato ad analisi biologiche, è stata conservata su una fascetta dattiloscopica e sarà ora oggetto di accertamenti genetici nel contesto dell’incidente probatorio disposto dalla giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli. In parallelo, sono in corso analisi su due profili di DNA rilevati sotto le unghie della vittima. Uno, secondo l’accusa, apparterrebbe a un amico di Marco Poggi e si cerca ora una conferma definitiva; l’altro resta ancora senza identità, ma si tenterà di risalire al proprietario attraverso nuove tecniche genetiche. Le indagini, affidate ai Carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, si concentrano sull’ipotesi che il delitto sia stato compiuto da Andrea Sempio con l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti. Su di lui è stato richiesto al RACIS un profilo dettagliato, e lo scorso marzo, nei rifiuti di casa sua, sono stati recuperati appunti che, secondo gli inquirenti, conterrebbero riferimenti espliciti al caso Stasi e all’omicidio di Chiara. Sotto esame anche l’alibi fornito da Sempio, ritenuto poco credibile dalla Procura. Un nuovo esame dei tabulati telefonici e delle celle avrebbe messo in discussione la validità dello scontrino del parcheggio di Vigevano, consegnato solo un anno dopo il delitto, e che potrebbe essere in realtà riconducibile alla madre del sospettato. Infine, un nuovo elemento potrebbe emergere dalla documentazione che l’avvocato Solange Marchignoli, legale di Francesco Chiesa Soprani, si appresta a consegnare alla Procura: 186 messaggi ricevuti dal suo assistito da Paola Cappa, sorella gemella di Stefania. E intanto, vecchie intercettazioni del padre della vittima tornano a circolare sui media, aggiungendo ulteriori interrogativi a un caso che, dopo quasi vent’anni, resta ancora senza verità definitiva.
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