Ambiente

Baia Domizia al declino: West Nile e fogne in mare

La storia della località balneare che ebbe un successo internazionale

di Angelo Vitale -

Lo scarico fognario a mare dei giorni scorsi a Baia Domizia


Non solo West Nile, Baia Domizia ritorna alle cronache. Due giorni fa, una notizia peraltro trascurata dalla principale stampa regionale: i migliaia di turisti arrivati sulla spiaggia hanno dovuto rinunciare ad un bagno per la presenza di una lunga scia “marrone”, con tutta evidenza scarichi fognari scaricati direttamente in mare.

Scarichi fognari in mare a Baia Domizia

“Il depuratore non funziona”, la frase rimbalzata dall’uno all’altro dei bagnanti. “Un odore nauseabondo di fogna”, ha registrato il portale CasertaNews. Un fatto, in questa estate, non episodico. A luglio altri bagnanti segnalavano la presenza persistente di “schiuma puzzolente” in mare.

L’amministrazione provinciale monitora la situazione, peraltro non di sua competenza. Il depuratore che serve questa località che non è nemmeno Comune e appartiene a quello della vicina Cellole, è di competenza della Itl spa, l’aggiornamento di un vecchio carrozzone politico-clientelare, il Consorzio Idrico, nei decenni noto più che per quanto (non) facesse, per il figliettismo delle assunzioni e per gli scandali anche giudiziari che lo colpirono.

Il sindaco era entusiasta

Un depuratore che era stato salutato nel 2024 dal quotidiano Il Mattino e dal sindaco di Cellole Francesco Lavanga come “strategico”. Avrebbe risolto il problema del sovraffollamento di cui soffre in estate Baia Domizia, da mille gli abitanti si decuplicano. Ma il depuratore non funziona. E gli scarichi fognari arrivano in acqua, a poca distanza da campeggi dove un bungalow costa 1500 euro a settimana e abitazioni da 6/8mila euro al mese in estate.

Il segno di un declino che neanche il paradosso di una Bandiera Blu per due anni assegnata a questo mare sembra poter fermare.

Una fotografia, quella odierna, che è il fermo immagine di un’opportunità sprecata.

Dal “bosco sacro” agli scandali

Nell’età antica queste pinete che si affacciano sul litorale casertano da cui Baia ha preso il nome erano “bosco sacro”. Negli anni ’50 l’idea di un insediamento turistico. Nel decennio successivo un concorso nazionale di idee. La politica locale a favorire i progetti – questa è stata da sempre terra ove la Democrazia Cristiana dettava legge – che ebbero però uno sviluppo incerto e parziale, senza per esempio il porto e la darsena che le avrebbero garantito molte opportunità.

Alla fine degli ani ’70 le prime inchieste. Il giornalista Silvio Bertocci lesse in Baia Domizia la commistione tra affari e politica, del posto si occupò pure Camilla Cederna.

Il successo, però, era arrivato e fu internazionale. Del suo appeal si scrisse nel Regno Unito ma pure in Germania, Svizzera, Francia e principalmente nei Paesi scandinavi, da cui arrivarono numerosi turisti. In particolare dalla Svezia, perché a Baia era nato quello che da sempre i casertani chiamano il “Villaggio Svedese”, riservato solo ai turisti di quel Paese, finito perfino in un cinegiornale dell’Istituto Luce del 1975.

Sulle spiagge di Baia furono indossati i primi topless, che scandalizzarono l’allora vescovo di Sessa Aurunca, Vittorio Maria Costantini.

Baia Domizia era divenuta location ambita, alla moda nel Sud e alla pari con Capri e con le località della Costiera Amalfitana.

A proposito di quelle bellezze svedesi, dopo anni, lo scrittore casertano Francesco Piccolo scriverà nel 2018 ne “L’animale che mi porto dentro” : “Sembravano tutte – così dicevano – magre, alte, allegre”.

Dal terremoto alla camorra

Dopo il terremoto dell’80, un appannamento dell’immagine di questo posto, per le occupazioni garantite a oltre settemila sfollati del Napoletano. Negli anni 2000 un tentativo di riorganizzazione dell’offerta turistica, registrando sempre turisti in arrivo dal Nord ma pure un trasferimento massiccio di turisti dal Napoletano e da tutti i centri minori del capoluogo campano.

Fino ai giorni nostri, con il clamore dei morti del West Nile tamponati da interviste alla testata regionale Rai e agli organi di stampa per raccontare una Baia Domizia impegnata nel rilancio del litorale.

Nel frattempo, come in altri posti di questa provincia, Baia Domizia non è stata esentata dalla macchia della camorra. Forte ed ampia, la presenza e l’influenza dei clan, in particolare di quelli – nelle varie fazioni – legati al cartello dei Casalesi, nell’area del litorale che comprende Baia Domizia.

Secondo la Relazione semestrale 2024 della Direzione Investigativa Antimafia, il territorio da Mondragone a Castel Volturno, che include Baia Domizia, è stato uno dei più esposti al fenomeno del narcotraffico e al controllo da parte di organizzazioni camorristiche. Qui i clan hanno operato con meccanismi consolidati di controllo territoriale, spesso affidando la gestione locale a referenti noti come “capizona”, che fanno sul territorio il bello e cattivo tempo.

In particolare, la zona ha registrato una convivenza e talvolta una convinta collaborazione tra i clan camorristici locali e i gruppi della criminalità straniera, soprattutto le gang nigeriane. Il narcotraffico è stato una delle attività illecite più diffuse nell’area, accompagnata da episodi di violenza e intimidazione di stampo mafioso. E a Baia Domizia e nelle zone limitrofe sono stati nel tempo confiscati beni riconducibili alla camorra, passati successivamente in gestione ai Comuni o alle cooperative sociali per misurare un contrasto al potere dei clan.


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