Politica

In Friuli è cronaca di una vittoria annunciata. La variabile Fedriga

di Domenico Pecile -

MASSIMILIANO FEDRIGA PRESIDENTE REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA ©imagoeconomica


Il come, non il cosa: per Massimiliano Fedriga, presidente uscente del Fvg, la riconferma non è in discussione, tant’è che questa vigilia elettorale delle regionali di aprile è soltanto cronaca di una vittoria annunciata. Rimane, invece, da capire come avverrà questa vittoria, chi – dentro la coalizione – ne trarrà più vantaggio e quali saranno i nuovi rapporti di forza tra Lega e FdI che volano con il vento in poppa. A sparigliare le carte non sarà soltanto la redistribuzione dei voti dentro la coalizione, ma anche e forse soprattutto la decisione dello stesso Fedriga di presentarsi con la sua lista ”Fedriga presidente”. “La funzione della lista civica – aveva spiegato – che reca il mio nome non è quella di porsi in contrapposizione con i partiti della coalizione ce sostengono la mia candidatura, bensì di esercitare una funzione complementare, utile a consentire a chi non dovesse riconoscersi nelle forze politiche tradizionali, ma avesse comunque apprezzato quanto fatto in Fvg negli ultimi 5 anni, di poter esprimere il proprio consenso”. In realtà, la lista di Fedriga era stata pensata in maniera diversa rispetto a quelle di Zaia in Veneto e del riconfermato Fontana. È vero che nella sua lista è confluito tutto quello che è stato Progetto Fvg che nel 2018 aveva ottenuto il 6,3% dei consensi, ma ci saranno anche alcuni esponenti di spicco della Lega, tra cui il dimissionario segretario provinciale di Udine e assessore alla Sicurezza, Immigrazione e Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, e il consigliere leghista più votato nl 2018, Stefano Mazzolini. Dunque, una civica che rischia di portare confusione specie tra gli elettori leghisti. Un esempio? Nell’alto Friuli i candidati in lista per il centrodestra saranno tre: Mazzolini per “Fedriga presidente”, l’ex assessore regionale, Franco Baritussio per FdI e l’attuale assessore leghista alle Finanze, Barbara Zilli. Insomma, si preannuncia una lotta serrata e tutta interna al centrodestra, ma soprattutto all’interno del Carroccio, per accaparrarsi le preferenze. Legittimo è pensare adesso che Fedriga con la sua lista avesse voluto in parte smarcarsi dal Carroccio in virtù del calo elettorale e di leadership di Salvini. Fedriga nel 2018 era stato eletto con il 57% e la Lega aveva ottenuto il 34,91%, crollata poi al 10,9 delle politiche di settembre. Ma la musica, visti i risultati del Lazio e della Lombardia, hanno ridimensionato il momento di difficoltà del capitano. Fedriga, commentando le regionali di domenica e lunedì ha parlato di risultato molto positivo, “perché dopo un trend negativo che oggettivamente c’era stato negli ultimi anni, in soli tre mesi questo trend si è invertito e questo non era per nulla scontato. L’inversione del trend e di crescita della Lega sia in Lombardia sia in Lazio sicuramente fa ben sperare per la mia forza politica”. Grande ottimismo dentro Fratelli d’Italia. Del resto basta spulciare un paio di dati per avvalorare questo clima di eufioria pre-elettorale, Alle regionali del 2018 il partito della Meloni aveva ottenuto soltanto il 5,5% per balzare alle ultime politiche al 31,3%. Un boom difficile da ripetere i prossimi 2 e 3 aprile ma resta certo che Fdi sarà il primo partito in Fvg e che quindi potrà trattare la composizione della prossima giunta da una posizione di grande forza. In questo quinquennio, infatti, in virtù del risultato elettorale Fedriga ha potuto governare da padre-padrone essendo l’uomo del partito socio di maggioranza del centro destra (Fi si era fermata al 12,06% e alle politiche di settembre ha visito i suoi voti praticamente dimezzati, assestandosi al 6,7%). Sì, il come non il cosa, si diceva: il Fvg è destinato infatti a diventare una sorta di nuovo laboratorio politico per la colazione vincente. Sul fronte opposti è chiaro che con i risultati di Lombardia e Lazio il colpo è stato avvertito, eccome. Il Terzo polo, che si presenta in alternativa anche a Pd-5S che hanno trovato l’accordo al fotofinish, ha fatto proprie le parole di Calenda. Il candidato presidente Alessandro Marani ha infatti riconfermato ieri che la “proposta di una forza liberale e riformista è più che mai attuale, anche dopo il voto di domenica e lunedì”. “Possiamo – ha aggiunto – provare tutti gli incastri possibili come nel cubo di Kubrik, ma alla fine il Centro sinistra avrebbe comunque perso”. E ai competitors del partito di Letta ricorda che “il Pd era stato pensato per poter pescare voti manche nel campo avversario ma appare del tutto evidente che questa ipotesi non si è mai realizzata”. Il Terzo polo si avvia alle urne con poche speranze, dunque, ma con la convinzione che il progetto alla fine sarà vincente. Sul fronte dei dem, il candidato presidente Massimo Moretuzzo, autonomista che avrà anche l’appoggio dei Pentastellati si è soffermato, in primis, sull’incipiente problema di chi non si reca al voto (anche Fedriga ieri aveva lanciato una sorta di sos). “Le regionali in Lazio e Lombardia – ha commentato Moretuzzo – ci dicono che anche in Fvg è prevedibile un’affluenza più bassa del previsto, tale da mettere le previsioni in parziale discussione. Ci dicono anche che gli schieramenti di centro destra e centro sinistra in termini relativi recuperano voti a danno di chi va da solo. Noi siamo pronti a giocarci la nostra partita”.

Torna alle notizie in home