In Friuli la battaglia in tribunale per la doppia preferenza di genere
Un ricorso in Friuli per istituire la doppia preferenza di genere alle elezioni regionali. La Regione è l’ultima in Italia, insieme a Sicilia e Valle d’Aosta, a non consentire di poter votare sia un uomo che una donna. E adesso un gruppo di agguerrite associazioni ha presentato, in tribunale a Udine, un ricorso per accertare l’illegittimità dell’attuale legge elettorale vigente in Friuli Venezia Giulia. Una battaglia bipartisan che accomuna 27 sigle, comitati e associazioni.
“L’iniziativa giudiziale si è realizzata grazie alla generosa disponibilità offerta dalla Professoressa Marilisa D’Amico , Prorettrice dell’Università degli Studi di Milano e dall’Avvocato Massimo Clara del Foro di Milano che, unitamente al loro staff (Prof.ssa Benedetta Liberali e Dottor Stefano Bissato entrambi dell’Università degli Studi di Milano), “pro bono”, e cioè gratuitamente , hanno curato la redazione del ricorso, fornendo anche il patrocinio professionale, unitamente all’avvocata Andreina Baruffini Gardini del Foro di Udine”, si legge in una nota dei promotori del ricorso e sottoscritta da DonneinQuota, Rete per la Parità, Comitato Pari Rappresentanza 50e50, SeNonOraQuando? Udine odv, Zerosutre APS, Vita Activa Nuova APS, Le Donne Resistenti.
Che insistono: “Nonostante le sollecitazioni delle associazioni e del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie. e il parere favorevole, per ben tre volte espresso dalla Commissione Pari Opportunità regionale, la maggioranza del Consiglio Regionale nel novembre 2022 bocciava nuovamente la proposta di legge di iniziativa dei consiglieri Russo e Honsell per l’introduzione del meccanismo della doppia preferenza di genere”, nulla è stato ancora fatto. E ancora: “La proposta di legge prevedeva una semplice modifica dell’articolo 25, commi 4 e 5, della legge regionale numero 17 del 2007 con l’introduzione della facoltà per l’elettore di esprimere uno o due voti di preferenza a favore di candidati alla carica di Consiglieri regionali, con l’indicazione, nel caso di doppia preferenza, di candidati di genere diverso”. Ma l’iter non è andato nel modo auspicato: “Dopo la bocciatura da parte della maggioranza, la terza nel corso della medesima legislatura e che faceva seguito ad analoga bocciatura intervenuta nel corso della precedente legislatura, connotata da una maggioranza di diverso colore politico, e conseguente svolgimento delle elezioni regionali senza la doppia preferenza di genere, le associazioni che avevano sottoscritto la lettera appello indirizzata al presidente Fedriga hanno ritenuto fosse un passo obbligato impugnare davanti al giudice ordinario la legge elettorale regionale per accertarne la illegittimità. A loro avviso la mancata previsione della doppia preferenza di genere nella elezione dei componenti il Consiglio regionale costituisce un’ingiustificata ed illegittima violazione di norme sia costituzionali (articolo 51 comma 1 della Costituzione) che ordinarie (articolo 4 della legge n.165 del 2004 come modificato dalla legge n. 20 del 2016”.
La posizione dei promotori è netta: “La doppia preferenza di genere rappresenta l’ampliamento del diritto di voto, raddoppiando il numero di preferenze che possono essere espresse, oltre che uno strumento utile e necessario per favorire un riequilibrare della presenza delle donne nell’ambito del Consiglio Regionale dove, a fronte di un totale di 48 componenti, le Consigliere donne sono solo 9, cioè il 18%”. Finirà dunque in tribunale la battaglia per la doppia preferenza di genere, in Friuli.
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