In gita nel Cuneese, terra di castelli
Gite settembrine nel cuneese: siamo tornati tutti (o quasi) “alla base’, le vacanze estive si concludono, i colori della natura circostante cominciano a virare sul giallo, marrone e oro. Le giornate si accorciano e le onde del mare sono sempre più lontane e increspate. Le gite giornaliere e i fine settimana prendono il posto della villeggiatura e costituiscono una misura morbida e graduale per rientrare nel ritmo della quotidianità traghettandoci, così, fino all’autunno (la mia stagione preferita).

Questo momento di interregno che ci spinge definitivamente fuori dalle ferie è caratterizzato da un clima più mite che consente di stare all’esterno senza patire caldo e afa, perfetto, dunque, per visitare due gioielli piemontesi siti in provincia di Cuneo: il Castello del Roccolo a Busca, sofisticato esempio di architettura neogotica ottocentesca, e il Castello di Verzuolo, sito nell’omonimo paese, con la sua memoria medievale.
Il Castello di Roccolo, edificato nel 1831 per volontà del marchese Roberto Tapparelli d’Azeglio, è un luogo da fiaba grazie alle sue suggestioni romantiche: merli ghibellini, archi moreschi, bifore slanciate, trompe-l’œil e vetrate colorate ne fanno, infatti, un luogo incantato che conduce in una dimensione spazio temporale magica e antica. L’arredo è curato e raffinato ed è visibile l’imponente intervento di restauro che ha reso questo maniero un borgo di grande pregio.

Il grande parco ottocentesco, tra serre, laghetti e terrazze panoramiche, completa la visita come un’esperienza a contatto con la natura e le sue meraviglie. Ben conservato e accessibile, è aperto al pubblico con visite guidate che ne svelano la storia e gli ospiti illustri avuti nel corso della storia, da Cavour a Silvio Pellico.

Il Castello di Verzuolo nasce, invece, con una diversa vocazione, era nato infatti nel Trecento come una fortezza costruita per il volere di Federico II del Marchesato di Saluzzo e, ancora oggi, conserva il fascino del suo passato eroico e difensivo. Qui si sono intrecciate vicende militari e momenti di fasto signorile, fino alla trasformazione in residenza elegante con giardini e torri panoramiche.
La configurazione originaria, ben diversa da quella attuale prevedeva pochissime finestre, solai in legno e un tetto piano progettato per sostenere le macchine da guerra in caso di assedio. All’inizio del Novecento, il castello entrò in un periodo di decadenza e nonostante l’intervento del professor Sacco del Politecnico di Torino e del Genio Civile di Cuneo, la crisi economica impedì i necessari consolidamenti, portando, nel 1936, alla demolizione della sua parte sud. Tuttavia, il Conte Ademaro Barbiellini Amidei, con lucida lungimiranza, finanziò i lavori di consolidamento raccogliendo una vasta corrispondenza internazionale così da preservarne la memoria storica e architettonica.
Oggi si possono ammirare gli ambienti unici come il maestoso salone al piano terra, le eleganti camere del piano primo e le particolari sale dove arte e architettura si fondono in un accordo di bellezza ed eleganza. Le visite guidate sono arricchite da curiosità e aneddoti, un vero e proprio viaggio indietro nel tempo.
Maria La Barbera ilTorinese.it
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