In Libano stanno bloccando le banche di Hezbollah
La Banca Centrale del Libano ha vietato alle istituzioni finanziarie del Paese tutte le transazioni dirette o indirette con entità e società inserite nelle liste delle sanzioni internazionali. La decisione, che ha come obiettivo le attività finanziarie della milizia sciita Hezbollah, arriva a una settimana dalla visita ufficiale a Beirut dell’inviato statunitense Tom Barrack. Le transazioni vietate coinvolgono banche, fondi di investimento e istituzioni finanziarie. Colpiscono istituti di cambio valuta, società di trasferimento di denaro e, in particolare, le organizzazioni di assistenza benefica di Hezbollah.
“Ciò che il governo libanese ci ha dato oggi è qualcosa di spettacolare. Sono incredibilmente soddisfatto della risposta”, aveva annunciato Barrack ai giornalisti dopo l’incontro con il presidente libanese Joseph Aoun una settimana fa, riferendosi alle richieste che l’amministrazione Trump aveva avanzato a giugno alle autorità di Beirut. Il provvedimento finanziario è la prima risposta concreta. La circolare della Banca Centrale fa il nome di quattro società connesse a Hezbollah: tra queste, c’è la Al-Qard Al-Hassan Association. La lista è ancora incompleta e non coinvolge tutti gli ambiti finanziari in cui Hezbollah opera: trasferimenti di denaro contante, criptovalute e il celebre sistema ‘hawala’.
Lo schema, i provvedimenti e le banche di Hezbollah
Uno schema esemplare di quest’ultimo meccanismo, era emerso nell’ottobre 2022 grazie alla società di assicurazione marittima Lloyd’s of London. Attraverso una serie di triangolazioni, il petrolio iraniano, trasferito illegalmente in Venezuela, veniva ripagato in oro. I lingotti passavano in Turchia nascosti in valigie. Qui finivano per integrarsi nei flussi di denaro di Hezbollah. Il tutto secondo lo schema hawala e senza alcun passaggio nel sistemo bancario. L’ottimismo dell’inviato statunitense Tom Barrack, tuttavia, non è immotivato. Il fulcro dei provvedimenti della Banca Centrale del Libano è la Al-Qard Al-Hassan, l’organizzazione benefica che fornisce prestiti senza interessi alla comunità sciita e che dal 2007 è sulla lista delle sanzioni del Dipartimento del Tesoro americano.
L’organizzazione, che di fatto opera come la principale banca di Hezbollah e ha assicurato fino a oggi la stabilità finanziaria dei suoi sostenitori, ha 32 filiali distribuite nelle roccaforti sciite: il quartiere Dahiyeh a Beirut, il Sud del Libano e la valle del Bekaa. Colpirla significa impedire a Hezbollah di pagare gli stipendi ai suoi militanti e minare la base del consenso. Per questo, nel corso dell’ultima guerra tra il 2023 e il 2024, sulle sue filiali più importanti si sono abbattuti diversi bombardamenti dell’aviazione israeliana. Il malcontento si sta già diffondendo. Molte famiglie sciite di Beirut sono rimaste senza alloggio dopo la guerra.
Da mesi attendono i fondi promessi da Hezbollah per la ricostruzione. Parecchi hanno ricevuto gli assegni della Al-Qard Al-Hassan la quale, tuttavia, ha comunicato che per ora non possono essere incassati per mancanza di fondi. Dopo il nuovo provvedimento della Banca Centrale gli assegni sono carta straccia. Il 3 luglio, a poche ore dalla visita di Tom Barrack a Beirut, il Dipartimento del Tesoro americano ha inserito nelle sanzioni anche Nehme Ahmad Jamil, capo del dipartimento finanziario della Al-Qard Al-Hassan. Il cerchio delle sanzioni si stringe: Hezbollah, indebolita dalla guerra, rischia di perdere il consenso popolare.
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