IN LIBRERIA – Finché il caffè è caldo
In una piccola caffetteria di Tokyo, senza finestre e con tre orologi che segnano orari diversi, si cela un segreto straordinario: è possibile viaggiare nel tempo. Questo è il cuore pulsante di Finché il caffè è caldo, romanzo d’esordio di Toshikazu Kawaguchi, che si sviluppa in un’atmosfera da favola moderna. Il libro racconta una leggenda che aleggia attorno a questa caffetteria centenaria, gestita da Nagare Tokita con l’aiuto della moglie Kei e della cameriera Kazu: sedendosi su una specifica sedia e sorseggiando una tazza di caffè preparata con cura, è possibile tornare a un momento preciso del passato. Ma a patto di seguire cinque regole molto rigide: ci si può incontrare solo con persone che hanno già messo piede nel locale, non è possibile modificare il presente, non ci si può alzare dalla sedia durante il viaggio, bisogna attendere che la misteriosa donna in bianco abbandoni la sedia per andare alla toilette, e soprattutto, il caffè va bevuto finché è caldo, altrimenti si rischia di rimanere bloccati nel passato. La narrazione è scandita dall’ingresso di vari personaggi che, ciascuno con un dolore o un rimpianto nel cuore, decidono di affrontare questo viaggio singolare. Le quattro storie raccontate hanno protagonisti diversi: Fumiko, che vuole parlare un’ultima volta con il suo compagno partito per l’America; Kotake, che desidera confrontarsi con il marito affetto da Alzheimer; Hirai, che sente il bisogno di chiedere perdono alla sorella scomparsa; e Kei, che cerca nel futuro la forza per affrontare una gravidanza difficile. Questi viaggi non servono a modificare il corso degli eventi, ma a cambiare, a guarire ferite invisibili e a trasformare il dolore in consapevolezza. L’idea che sorregge il romanzo è affascinante e originale: usare il tempo non per riscrivere il passato, ma per accettarlo e crescere interiormente fornisce una lettura delicata e profonda. Il valore simbolico del caffè, che diventa una sorta di clessidra e un rituale, è ben costruito e rende la lettura carica di significato. Il tono malinconico e intimista è arricchito da un’atmosfera sospesa, quasi ovattata, che trasmette una sorta di pace interiore. Tuttavia, per chi si è già addentrato nella letteratura giapponese potrebbe notare una mancanza di profondità psicologica dei personaggi o nelle descrizioni delle emozioni con la narrazione che potrebbe risultare un po’ piatta o superficiale. Nonostante questo, Finché il caffè è caldo è una lettura piacevole, scorrevole, a tratti commovente, che si fa apprezzare per il suo messaggio di fondo: imparare a vivere il presente, ad apprezzare l’unicità del quotidiano, ad affrontare i dolori non per cancellarli ma per comprenderli. È un invito sottile ma potente a cogliere l’attimo, a esprimere ciò che sentiamo, e a sorseggiare la vita — proprio come una tazza di caffè — finché è calda.
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