Cultura & Spettacolo

IN LIBRERIA – Il clima che cambia e quei Mercanti di dubbi

di Eleonora Ciaffoloni -


Non una nuova uscita, ma di un’attualità devastante, Mercanti di dubbi di Naomi Oreskes ed Erik M. Conway (Edizioni Ambiente, 2019) – uscito negli Stati Uniti nel 2010 – torna di prepotenza tra i dibattiti di portanza mondiale, conquistando anche il Premio Internazionale Nonino “Maestro del nostro tempo” 2024. Il libro-inchiesta di Oreskes e Conway non è semplicemente un saggio sul cambiamento climatico, ma una vera e propria opera di divulgazione scientifica nonché riferimento sulla grave disinformazione che gravita attorno alle tematiche ambientali. Mercanti di dubbi parla di negazionismo, ma non è un libro negazionista, anzi. Ne racconta, partendo dalle correnti di pensiero nate negli anni ’50-’60, fino all’alba dei social network, fucina dei complottisti, che si scontrano con il mondo reale su tutti i temi.

E questo volume ne prende in carico e ne analizza diversi: dal fumo passivo (e attivo), al buco nell’ozono, passando per le piogge acide, agli zuccheri, fino appunto, al cambiamento climatico. Proprio da questo, dal fenomeno del surriscaldamento globale, che cambia il clima in maniera radicale – confermato dalla comunità scientifica – che si apre il dibattito scientifico e politico negli Stati Uniti. Un dibattito che vede da un lato gli scienziati (o almeno una parte) e dall’altra chi ha cercato (e ci è riuscito) di costruire intenzionalmente una cultura del dubbio andando proprio ad attaccare il lavoro dei ricercatori, nonostante i dati e le dimostrazioni presentate. Una cultura costruita ad arte, per rispondere agli equilibri del consenso e al rallentamento di tutte quelle politiche destinate a combattere il surriscaldamento, per arrivare di conseguenza al mercato economico. Il tutto spinto da quella politica di libero mercato, molto statunitense, che non vuole il coinvolgimento dello stato nella vita dei cittadini.

Un gruppo rappresentato da manipolo di scienziati che, forse spinti più dal denaro che dalla scienza, si sono ricreduti negazionisti, spesso interessati di più al guadagno e al destino delle multinazionali che alla ricerca. Il libro ci presenta quindi questo modo semi-sconosciuto della lotta tra scienziati “buoni e cattivi” aiutandoci a comprendere le dinamiche del dibattito scientifico-ambientale di ieri e di oggi con un linguaggio molto spesso chiaro e sempre coinvolgente. Insieme a questo, a renderlo completo vi è una grande ricchezza di dati e di riferimenti che lo trasformano in una inchiesta a 360 gradi, ma soprattutto, attuale.


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