IN LIBRERIA – L’infanzia selvaggia di Kainel: l’Olanda degli anni ’80
Un viaggio coinvolgente tra le pieghe dell’infanzia, della memoria e dell’immaginazione è quello che si fa leggendo I bambini della Terra Selvaggia di Auke Hulst (Carbonio, 2025 con la traduzione di David Santoro), che restituisce con rara intensità emotiva un romanzo che fonde autobiografia, romanzo di formazione e riflessione esistenziale.
Ambientato nella provincia olandese degli anni Ottanta il libro racconta la storia di Kai e dei suoi fratelli, cresciuti ai margini della società in un contesto familiare difficile. Ma non c’è melodramma o pietismo, bensì una narrazione che potremmo definire partecipe, limpida, senza retorica, ma anzi con spiccata capacità di osservazione. Kai è un giovane che fin da piccolo si rifugia in lettura e scrittura per trovare un ordine nel caos della vita. Dopo la morte improvvisa del padre è costretto insieme ai fratelli a confrontarsi con l’instabilità di una madre incapace di sostenere il proprio ruolo: fughe improvvise, relazioni distruttive e lunghi silenzi, che lasciano i figli soli.
Il vero cuore pulsante del romanzo è la “Terra Selvaggia”, non solo il luogo dove sorge la loro casa, ma anche la fase della vita raccontata: affascinante, priva di confini, ma anche isolata e senza protezioni. Hulst ci propone una narrativa intensa ma controllata, capace di mescolare il lato poetico con quello crudo della realtà. Il suo stile è elegante, ritmato e suggestivo, in grado di rendere con chiarezza tanto le emozioni più intime quanto le atmosfere più cupe.
L’autore alterna i registri temporali con facilità, facendo convivere passato e presente, ricordo e riflessione, senza mai perdere il filo narrativo e senza confondere. Tanto che la struttura del libro ne esce con coerenza, permettendo al lettore di seguire la crescita interiore di Kai attraverso episodi emblematici, dialoghi e momenti di profonda introspezione.
Particolarmente riuscita è anche la costruzione dei personaggi: credibili, ma soprattutto mai stereotipati. Il romanzo affronta con delicatezza anche temi più ampi come la povertà, l’abbandono, il ruolo della cultura in un contesto emarginato, il senso di appartenenza e la costruzione dell’identità. Per questo I bambini della Terra Selvaggia è un libro che colpisce al cuore con la sua autenticità e la sua lucidità emotiva. È una storia che parla a chiunque abbia vissuto la perdita, la fragilità familiare, ma anche la forza che nasce dall’inventarsi da soli un futuro. Un romanzo commovente, onesto e potente, che conferma il talento narrativo di Auke Hulst e la crescita della letteratura nordeuropea.
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