Cultura & Spettacolo

IN LIBRERIA – “L’ultimo battito”: etica, amore e dolore a quattro zampe

di Eleonora Ciaffoloni -


Recensione de L’ultimo battito di Irene Giurovich

Esistono tanti tipi di amore. Molti di questi sono accettati, altri sono riconosciuti, altri non riescono ancora ad essere culturalmente compresi. Uno di questi, però, è tra i più speciali: quello che si crea tra un essere umano e un animale che, dai primi istanti, diventa compagno di avventure, di gioie, dolori, di vita. È un libro che parla di amore quello di Irene Giurovich, ma anche delle difficoltà che si celano dietro gli ultimi attimi della vita di quell’amore e di quel destino con cui si è “costretti” a interferire. L’ultimo battito (Rossini Editore, 2024) è una storia autobiografica, che narra il lutto per il proprio amico a quattro zampe e con esso le difficoltà dell’arrivo all’appuntamento finale. Parla di Irene e di Alfredo, un labrador nero che è stato amico, compagno di avventure e reporter per molti anni. Parla di malattia e di quel confine tra il fine vita e la sopravvivenza dolorosa. Un confine tra ciò che è etico e ciò che non lo è, tra quello che la medicina umana (per ora) non permette, e che invece è ammesso nella medicina veterinaria. La linea sottile che si traccia tra le cure e l’accanimento, negli umani così come negli animali, con questi ultimi che, però, non possono scegliere con consapevolezza ma devono rimettersi alle scelte e alle decisioni dei loro amici umani. Nel suo libro-diario, Giurovich racconta ogni attimo: gli inizi, la forza del legame con Alfredo, la salute, i viaggi tra Italia e Europa, i bagni tra laghi e fiumi, i giochi e le carezze. E racconta la vecchiaia, la malattia e la consapevolezza della non eternità. Racconta, pescando nel passato, come un legame possa cementificarsi e arricchirsi nel tempo e parla, nel presente, del coraggio con cui ci si trova ad affrontare un destino segnato. Una storia in cui, a un certo momento, appare anche un elemento di speranza, quello rappresentato da Sparky, un randagio salvato dal Montenegro, che diventerà prima compagno e vegliante, per poi vestire i panni di testimone del lascito di Alfredo. Una storia d’amore e di amicizia che fa riflettere sulla vita e sulla dignità, attorno a cui gravitano gli interrogativi esistenziali sull’eutanasia. Autorizzare il fine vita per un animale rappresenta una scelta presa per altri, che arriva quando ci si è trovati già di fronte all’ultima terapia, all’ultima cura, all’ultimo recupero. E l’ultima strada è quella di non ritorno. Una lettura che apre la porta alle riflessioni di una proprietaria che s’interroga sul senso dell’esserci attraverso coloro che l’hanno accompagnata per un pezzo di vita. Un amore e una sofferenza così emblematici in cui poter riconoscere un modello vicino a tutti noi.


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