Esteri

PRIMA PAGINA – In vacanza dal chirurgo, il boom del turismo cosmetico

di Martina Melli -


Nel 2019 una giovane donna inglese di 31 anni, Melissa Kerr, è morta all’ospedale privato Medicana Haznedar di Istanbul durante un intervento chirurgico di “sollevamento dei glutei brasiliano”. Dopo le segnalazioni del medico legale, è stato accertato come sia lei che altri pazienti non avessero ricevuto informazioni sufficienti prima di recarsi all’estero per l’intervento.

Lo scorso settembre un’inchiesta ha messo in luce la causa effettiva della morte: un coagulo fatale arrivato ai polmoni. Secondo la Bbc, sempre in Turchia, un’ altra donna, madre di tre figli, ha perso la vita nell’agosto 2020 durante un intervento di liposuzione e altri sette pazienti britannici sarebbero deceduti in seguito a operazioni di bypass gastrico.

Il ministro della Sanità inglese Maria Caulfield ha fatto sapere che il governo ha preso la questione sul serio e molto presto incontrerà alcuni funzionari turchi per discutere le normative sul turismo medico e cosmetico, a seguito dei diversi decessi.

Il turismo cosmetico, un fenomeno che ha registrato una notevole crescita negli ultimi dieci anni, implica pazienti disposti a viaggiare in altre città o Paesi per sottoporsi a interventi di chirurgia estetica a costi più bassi, oppure per ricevere trattamenti non legali nel Paese di residenza, come le procedure di fertilità. Non solo liposuzioni e protesi ai glutei, ma anche addominoplastiche, aumento del seno, trapianto di capelli, estetica odontoiatrica, blefaroplastiche, rinoplastiche, lifting e botox.

Le destinazioni più popolari sono, oltre alla Turchia, Argentina, Brasile, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Malesia, Messico, Filippine, Polonia, Sud Africa e Tailandia. Negli ultimi anni, in particolare, la Turchia è diventata la meta prescelta dagli inglesi per lifting e liposuzioni, e dagli irlandesi per le ricostruzioni dentali.

La Corea del Sud – che vanta il più alto tasso di chirurgia plastica pro capite, dove circa una donna sudcoreana su tre è finita sotto i ferri – si sono diffuse le cosiddette cliniche del botox, simil spa dove ti danno accappatoio e tisane rilassanti mentre aspetti un’iniezione di botox per cui hai sborsato appena 20 euro.

Il turismo dentale occupa una larga fetta di questo mercato, con la Romania che spicca vicino alla Turchia tra i principali Paesi in cui recarsi per ottenere denti bianchissimi e dritti stile Hollywood. Secondo un rapporto pubblicato da Research Dive, il mercato globale del turismo dentale genererà un fatturato di 21.544,1 milioni di dollari e crescerà del 13,9% durante il periodo di previsione dal 2022 al 2031.
Ciò che lascia perplessi è la diffusione delle vacanze di chirurgia estetica e dei cosiddetti pacchetti vacanza (“safari e chirurgia”, “tour tropicali e panoramici” ecc.).

Sebbene non siano disponibili statistiche sul numero di pazienti che hanno effettuato vacanze di questo tipo, numerose aziende in tutto il mondo offrono pacchetti all-inclusive in cui è compreso non solo il prezzo dell’intervento, ma anche il soggiorno in hotel e le eventuali cure infermieristiche successive. .Le offerte generalmente comprendono servizi ospedalieri privati e personale medico “altamente qualificato” e “accreditato”. Poiché le procedure di chirurgia estetica non sono coperte da assicurazione, il prezzo è il principale punto di forza, con interi pacchetti che costano meno delle singole procedure negli Stati Uniti.

L’Asps, l’American society of plastic surgeons ovvero la più grande organizzazione di chirurghi plastici certificati al mondo, ha messo più volte in guardia gli americani rispetto al turismo cosmetico, sottolineando come sia effettivamente difficile valutare la formazione e le credenziali dei chirurghi al di fuori degli Usa. I pazienti infatti, quando optano per vacanze di chirurgia estetica, possono correre rischi inutili, selezionando inconsapevolmente medici non qualificati e facendo eseguire procedure delicate in strutture chirurgiche non accreditate. L’Asps esorta dunque i pazienti a considerare le potenziali complicanze, i risultati insoddisfacenti e i rischi per la salute generale che potrebbero verificarsi.

Non solo. I viaggi di chirurgia estetica vengono pubblicizzati e venduti come vacanze, ma così non dovrebbe essere poiché qualsiasi attività dopo l’intervento chirurgico è fortemente sconsigliata. Per guarire adeguatamente e ridurre la possibilità di effetti collaterali, i pazienti infatti non devono prendere il sole, bere alcolici, nuotare, fare lunghe passeggiate o qualsiasi altro tipo di esercizio fisico. Inoltre, le cure e il monitoraggio di follow-up sono una parte fondamentale di qualsiasi intervento chirurgico e questi pacchetti vacanza forniscono cure di follow-up (se presenti) molto limitate, sia nel Paese in cui si è effettuato l’intervento sia di ritorno negli States.

Le qualifiche del chirurgo e della struttura potrebbero non essere verificabili, così come la corretta e sicura somministrazione dell’anestesia, la tecnica sterile, la modernità delle strumentazioni e delle attrezzature nonché la formazione adeguata del l’equipe medica. “Se non hai l’opportunità di incontrare il chirurgo che sta effettivamente eseguendo la procedura, prima del giorno dell’intervento, è un enorme, importante campanello d’allarme”, ha dichiarato Joe Hadeed, chirurgo plastico certificato Asps, che opera in California in un centro specializzato in chirurgia transgender.


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