Cronaca

Incendio sul Vesuvio: fiamme sotto controllo ma l’allarme resta alto

di Redazione -


Sul Vesuvio la situazione è in miglioramento, grazie all’intervento coordinato di vigili del fuoco, Protezione civile e squadre di volontari arrivate da tutta Italia. Tuttavia, la minaccia non è ancora del tutto scongiurata: un cambiamento del vento potrebbe riattivare i fronti di fuoco.

Tre sono le aree ancora interessate dalle fiamme. Nella valle del Gigante, verso il Monte Somma, operano i Canadair; a sud del cratere sono in azione elicotteri della Protezione civile regionale; nella zona del Vicinale si lavora via terra, dopo una ripresa dell’incendio nella notte. A Terzigno, già avviata la bonifica in alcune aree, un volontario è rimasto ferito da un arbusto ed è ricoverato in ospedale in condizioni non gravi.

Il fronte del fuoco, lungo tre chilometri, ha già distrutto oltre 500 ettari di vegetazione. La procura di Nola ha aperto un’indagine: per ora non ci sono prove di inneschi dolosi, ma la vastità dell’incendio fa sospettare un’origine legata all’uomo, per dolo o negligenza. In passato nel Parco del Vesuvio si sono registrati roghi appiccati da bracconieri per spingere la fauna verso zone di caccia o da chi cercava di smaltire illegalmente rifiuti.

Alcune testimonianze segnalano che un piccolo focolaio a Terzigno era stato notato tre giorni prima del disastro, ma forse non affrontato in tempo. I Carabinieri hanno creato una task force specializzata per chiarire le cause.

A Napoli rinforzi da tutta Italia

L’emergenza ha spinto la Regione Campania a chiedere lo stato di mobilitazione nazionale, immediatamente concesso dal ministro Nello Musumeci, consentendo l’arrivo di rinforzi e mezzi da diverse regioni. Il presidente di Coldiretti Napoli, Valentina Stinga, parla di “disastro” per l’economia locale: tra le colture danneggiate ci sono i celebri vigneti del Lacryma Christi, i pomodorini del Piennolo e le albicocche Pellecchiella.

Intanto, dal Vesuvio si alza ancora una densa colonna di fumo, visibile persino dai satelliti. E, passando da un vulcano all’altro, sull’Etna a tremila metri si è aperta oggi una nuova bocca effusiva, con colata lavica ma senza emissioni di cenere: l’aeroporto di Catania resta operativo.


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