Inchiesta George Floyd: “la polizia di Minneapolis era sistematicamente razzista e violenta”
Il procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland, ha affermato che il dipartimento di polizia di Minneapolis, i cui agenti furono responsabili della morte di George Floyd nel 2020, aveva una spiccata tendenza all’aggressività e alla discriminazione nei confronti degli afroamericani.
Garland, durante una conferenza stampa con il sindaco della città Jacob Frey (in carica al momento dell’omicidio di Floyd il 25 maggio di tre anni fa) e il nuovo capo della polizia Brian O’Hara, ha annunciato i risultati dell’indagine biennale del Dipartimento di Giustizia (DoJ) sul dipartimento di polizia di Minneapolis. Secondo Garland: “La città ha infranto la costituzione degli Stati Uniti nelle sue pratiche di polizia”.
L’inchiesta federale – aperta dopo la condanna nel 2021 di Derek Chauvin, l’ufficiale che quella notte rimase inginocchiato per 10 minuti sul collo di Floyd mentre questo lo implorava di lasciarlo respirare – ha portato alla condanna di diversi agenti di polizia coinvolti nell’arresto e nella brutale uccisione.
L’omicidio di Floyd ha scatenato la rabbia generale, proteste violente in tutta la nazione e una nuova consapevolezza sulla brutalità e sul razzismo sistemico della società americana. Garland ha dichiarato: “George Floyd dovrebbe essere vivo oggi”, e ha poi aggiunto che la sua morte ha avuto un “impatto irrevocabile su Minneapolis, sul Paese e sul mondo”.
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