Esteri

INCRIMINATO

di Ernesto Ferrante -


Il gran giurì di Manhattan, spiazzando tutti, ha votato per l’incriminazione dell’ex presidente Usa Donald Trump per il pagamento in nero di 130mila dollari alla pornostar Stormy Daniels in cambio del silenzio sulla loro relazione. Sono oltre 30 i capi d’accusa che vengono contestati al tycoon. E’ il primo ex presidente ad essere incriminato.
Furibonda la reazione del magnate, che ha immediatamente chiesto aiuto ai leader repubblicani al Congresso che stanno tentando di mettere a loro volta sotto inchiesta il procuratore di Manhattan, Alvin Bragg.
Trump su Truth Social ha parlato di “una persecuzione politica ed un’interferenza nelle elezioni al massimo livello della storia” ad opera della “sinistra radicale dem, nemica degli uomini e donne lavoratori del Paese”, che fin dalla sua prima discesa in campo nel 2016 “è stata impegnata in una caccia alle streghe per distruggere il movimento del Make America Great Again”.
“I democratici hanno mentito, imbrogliato e rubato nella loro ossessione di ‘incastrare Trump’, ma ora hanno fatto l’impensabile, incriminare una persona completamente innocente in un atto di sfacciata interferenza elettorale”, ha aggiunto l’ex inquilino della Casa Bianca.
“Non è mai stato fatto nella storia del nostro Paese – ha continuato il leader dei GOP più oltranzisti – i democratici hanno imbrogliato nei decenni innumerevoli volte, anche spiando la mia campagna, ma usare il sistema della giustizia per colpire un avversario politico, che è l’ex presidente e di gran lunga il principale candidato presidenziale, questo non è mai successo prima”.
Poi ha puntato il dito contro Bragg, ribadendo che è stato “scelto e finanziato da George Soros”. Pesante l’accusa a carico del procuratore di Manhattan: quella di fare “il lavoro sporco di Joe Biden”.
Donald Trump è convinto che “questa caccia alle streghe sarà un boomerang per Biden”, perché “gli americani capiscono esattamente quello che stanno facendo gli estremisti radicali, tutti lo possono vedere: così il nostro movimento e il nostro Partito, unito e forte, sconfiggerà Bragg, poi Biden e caccerà tutti questi imbroglioni democratici”.
“Non parlerò dell’incriminazione di Trump”. Joe Biden ha risposto così ai giornalisti che, prima della partenza per il Mississippi, gli hanno rivolto con insistenza domande sul suo acerrimo nemico. “Non ho commenti su Trump”, ha ripetuto più volte Biden.
Bocche cucite anche a Mosca. “Non penso che sia argomento per un nostro commento. Questi sono processi interni americani per i quali non riteniamo necessario commentare in alcun modo”, ha tagliato corto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Il procuratore Bragg voleva che Donald Trump si consegnasse già ieri per essere arrestato, ma i suoi avvocati si sono opposti facendo sapere che il Secret Service ha bisogno di più tempo per organizzare la procedura “senza precedenti”. A rivelarlo è stato Politico, citando fonti delle forze di sicurezza newyorkesi. Per il ruolo ricoperto, l’imputato si presenterà alle autorità scortato dagli agenti delle guardie del corpo presidenziali, che devono garantire la sicurezza a vita degli ex presidenti Usa.
Sono queste le ragioni che hanno spinto Joe Tacopina, il suo avvocato, a chiedere all’ufficio del procuratore il rinvio alla prossima settimana del clamoroso arresto.


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