Indagine sul procuratore Venditti, nuovo sequestro dei dispositivi informatici
Nel mirino 27 dispositivi tra pc, telefoni e hard disk per accertare presunti versamenti sospetti
Due mesi è il tempo che la Procura di Brescia ritiene necessario per analizzare i dispositivi informatici dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti. Lo stesso vale per i suoi ex collaboratori, i carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto. Un periodo durante il quale gli investigatori del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano e della Guardia di finanza di Brescia e Pavia dovranno selezionare il materiale “di interesse investigativo” utile all’indagine sul procuratore Venditti, accusato di corruzione.
La tesi degli inquirenti
Secondo i magistrati bresciani Claudia Moregola e Francesco Prete, all’interno dei dispositivi “sono sicuramente contenuti elementi utili alla prova” del presunto versamento di denaro agli inquirenti da parte di Andrea Sempio, della sua famiglia o di soggetti terzi “ancora non individuati”. Il nuovo decreto di sequestro, firmato venerdì, riguarda 27 tra computer, smartphone, chiavette usb, schede di memoria e hard disk nella disponibilità di Venditti, oggi 72enne in pensione. Secondo l’accusa, l’ex magistrato avrebbe ricevuto 20-30 mila euro nel 2017 per favorire Sempio durante le indagini.
Il sequestro disposto dopo un primo annullamento del Riesame
La misura è stata adottata d’urgenza dopo che il Tribunale del Riesame di Brescia aveva annullato due precedenti sequestri, del 26 settembre e del 8 ottobre, ordinando la restituzione dei device. Per la Procura, tuttavia, si era trattato di annullamenti “per motivi formali e non di merito”. Gli inquirenti ritengono “indispensabile” un’integrale copia forense dei dispositivi, almeno a partire dal luglio 2014, quando Venditti divenne procuratore aggiunto a Pavia. Quel periodo comprende anche gli anni immediatamente precedenti alla presunta corruzione e coincide con la fase finale dell’appello bis del processo Stasi, un passaggio cruciale per comprendere le dinamiche interne alla Procura pavese.
Cosa cercano gli investigatori
Le ricerche, spiega l’ordinanza, non potranno essere limitate da “parole chiave” o filtri automatici, poiché il linguaggio usato in contesti illeciti potrebbe includere nomignoli, abbreviazioni o codici allusivi. Per questo sarà analizzato tutto il contenuto dei dispositivi, alla ricerca di email, sms, chat, file, fotografie, metadati, agende informatiche e dati di localizzazione. Particolare attenzione sarà riservata alle “device notifications”, ossia le anteprime dei messaggi su app di messaggistica, spesso recuperabili anche dopo la cancellazione delle chat. Un’eventualità che la Procura definisce “tutt’altro che remota”, nell’indagine sul procuratore Venditti e sul caso Garlasco.
La linea della difesa
Intanto la difesa si prepara a reagire. L’avvocato Domenico Aiello, legale di Venditti, ha denunciato la mancanza di notifica del nuovo sequestro e ha chiesto un intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio, parlando di “violazioni della Costituzione e abusi giudiziari”. Anche Massimo Marmonti, difensore del carabiniere Sapone, annuncia un nuovo ricorso al Riesame e valuta esposti contro i magistrati bresciani. La partita giudiziaria si sposta ora sui tempi e sulle modalità di analisi dei dispositivi: un passaggio chiave per capire se, davvero, all’interno dei file e dei messaggi dell’ex pm di Pavia si nascondano le prove della presunta corruzione legata all’indagine sul procuratore Venditti.
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