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India, piccione in galera per spionaggio cinese

di Martina Melli -


A maggio 2023, in India, un piccione nero con due strani anelli sulle zampette, è stato sospettato di spionaggio e per questo catturato. Rinchiuso nell’ospedale veterinario “Bai Sakarbai Dinshaw Petit Hospital for Animals”, è stato tenuto in gabbia per otto mesi in attesa di verifiche. Gli anelli sulle zampe – uno di rame e l’altro di alluminio – presentavano infatti strane incisioni in cinese. L’immaginazione vola subito al resiliente piccione (anche quello di Povia considerato il periodo) rinchiuso in una prigione di massima sicurezza col tatuaggio I love Mama nell’interno dell’aletta sinistra che fa 100 flessioni e solleva mini bilancieri da 3 kg diventando, alla fine di un montaggio entusiasmante e serratissimo stile Rocky, gonfio e invincibile come un personal trainer. Eppure questa vicenda è stata trattata con la massima serietà dalle autorità governative indiane.

Il piccolo 007 – catturato dopo essersi appollaiato su un peschereccio di rientro al molo di Pir Pau, alla periferia di Mumbai – è stato liberato solo una settimana fa in seguito all’identificazione definitiva. Non si trattava infatti di un semplice piccione ma di un piccione taiwanese da gara, uno di quelli specializzati nel volo in acque libere. E infatti otto mesi fa il coraggioso pennuto si era avventurato fino alle coste occidentali dell’India.

Una volta rilasciato (previa autorizzazione della Polizia), è stato trasferito in un centro per la salvaguardia degli animali e poi rimesso in libertà. Il problema fondamentale è che i piccioni si comportano in modo innocente, quando in realtà nascondono sordide trame criminali. Nel 2020, un piccione pakistano fu preso per talpa e brevemente trattenuto sempre dalle sospettosissime autorità indiane. Una volta rilasciato, il suo proprietario, un pescatore del Pakistan, aveva dichiarato a Reuters: “È un uccello innocente”. Ravindar Patil, il vice-ispettore della polizia di Mumbai assegnato al caso del 2023, si è dovuto rivolgere a un ospedale veterinario per recuperare informazioni “riservate” sul sospettato. Dopo un lungo lavoro investigativo si è dovuto rassegnare a spalancargli le porte del carcere suscitando lo giubilo della Peta indiana per la fine di una “ingiusta prigionia”.


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