Cultura & Spettacolo

Infinito Bobby Solo: “In scena da 60 anni ma sono ancora qui”

di Nicola Santini -


Nel corso della sua lunga carriera ha venduto 57milioni di copie dei suoi dischi, scrivendo pagine della storia della musica italiana. Attualmente, Bobby Solo sta vivendo una seconda giovinezza artistica grazie al buon successo prima del singolo “Indiano” e poi di “Mondo dove sei”, che presenta a L’Identità.

Bobby, come nasce il singolo “Mondo dove sei”?
La canzone nasce grazie alla collaborazione con il mio amico Carlo Zannetti, che è un grande musicista ed è bravo a scrivere i testi. Collaboriamo insieme da cinque anni, abbiamo realizzato tante canzoni. Io mi occupo della musica, dell’arrangiamento e del canto, e a volte suono il basso, ma non so scrivere, tanto è vero che nel 1963 quando portai al papà di Mogol la musica di Una lacrima sul viso il mio testo era un po’ brutto e diceva: forse dietro quella duna quando spunterà la luna, e lui mi disse la musica è bella, il testo no.

Qual è il messaggio che ti piacerebbe arrivasse al tuo pubblico?
Non sono un tipo da messaggi, non sono un cantautore sociale, ma un cantante dell’amore e l’unico messaggio che posso dare alla gente è che l’amore è meglio dell’odio, meglio volersi bene, amare le persone e scambiarsi l’amore. Ricordo che il mio amico Enrico Ruggeri venticinque anni fa mentre eravamo a Ostia sul palco mi disse che voleva fare una canzone per me con un messaggio e io gli risposi che preferisco il massaggio. E si mise a ridere.

Un bilancio di “Indiano”, singolo uscito qualche mese fa?
Zannetti mi ha detto che “Indiano” era piaciuta al pubblico e che era arrivata in alto in certe classifiche e ne sono felice. Io sono rimasto a quella di cinquanta anni fa di Sorrisi e Canzoni, oggi ne esistono diverse, alcune hanno 800 posizioni e un brano è già forte quando arriva alla trecentocinquantesima, mentre io ero abituato alla top ten…

Quale vorresti fosse il prossimo step di questa tua lunga e avvincente carriera?
Già sta accadendo, raggiungere sessanta anni di carriera non capita tutti i giorni. Facendo da venticinque anni rock e blues, suonando la chitarra abbastanza bene noto che i giovani dai 25 ai 50 anni sono affascinati da questo stile di canzoni di John Lee Hooker, Lightnin Hopkins, B.B. King, Muddy Waters cantate da me, che sono un signore italiano di 78 anni e mezzo. Questa è la migliore parte della mia vita anche se in passato ho avuto successi incredibili. Quando avevo venti anni ero timido, insicuro e un po’ impreparato, ora sono poco timido, poco insicuro e abbastanza preparato, ma rifiuto sempre il premio alla carriera perché mi sembra una sorta di sepoltura da vivo. Sono convinto che finora sia stato solo un tirocinio e in questi sessanta anni ho tentato di capire qualcosa, di fare musica ma la mia carriera deve ancora cominciare. Intanto viva il rock roll, il blues, il jazz e il country.


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