Influenza 2025: timori per l’inverno. Ma la prevenzione può fare la differenza
Vaccini in calo: 18,9% nella stagione 2023-24 rispetto al 20,2 % del 2022-23, Anche per gli anziani -3,4%
È stato un inverno lungo e pesante, quello passato: i medici di famiglia ricordano ancora le sale d’attesa piene, le chiamate notturne, i bambini con la febbre alta ed i nonni che faticavano a riprendersi.
Per moltissimi italiani, la scorsa stagione influenzale è stata una delle più dure degli ultimi decenni. Secondo i dati ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità, nel nostro paese più di 16 milioni hanno contratto sindromi influenzali, una soglia mai superata finora: più di un quarto della popolazione si è ammalato almeno una volta. A gennaio, nel cuore dell’inverno, si sono toccati picchi di oltre 17 casi ogni mille assistiti: numeri che hanno intasato i pronto soccorso ed aumentato la pressione sulle terapie intensive.
Non era solo l’influenza: a peggiorare il quadro si sono aggiunti virus respiratori come RSV, rhinovirus e persino nuove ondate di SARS-CoV-2, che hanno reso la stagione passata un banco di prova per il sistema sanitario. Quello che colpisce non sono solo i numeri, ma la rapidità con cui i contagi sono esplosi. In poche settimane si è passati da un livello “nella norma” ad un’ondata che ha travolto famiglie, scuole e uffici.
Ora l’attenzione è tutta rivolta al prossimo inverno. I riflettori sono puntati su ciò che è accaduto in Australia, tradizionale “sentinella” per noi dell’emisfero nord: lì i casi sono aumentati del 70% rispetto all’anno precedente e gli ospedali hanno registrato un’impennata di ricoveri. Un fenomeno che fa suonare un campanello d’allarme su cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi anche in Europa. L’alta incidenza di casi influenzali nell’emisfero sud, fa presagire che anche in Italia potremmo vivere una stagione particolarmente intensa, persino più severa di quella appena trascorsa. Gli esperti italiani, come Fabrizio Pregliasco, virologo e docente di Igiene Generale e Applicata presso l’Università di Milano, non nascondono la preoccupazione e prevedono una stagione influenzale con inizio verso metà ottobre, con la compresenza di diversi virus respiratori, tra cui influenza A e B, RSV e SARS-CoV-2: picchi di diffusione che potrebbero coinvolgere anche il 25% della popolazione italiana.
Una situazione allarmante, anche se molti pensano che l’influenza sia solo una febbre fastidiosa. Eppure, i dati parlano chiaro: ogni stagione porta migliaia di ricoveri, peggiora malattie croniche, può diventare pericolosa negli anziani e nei più piccoli. Infatti, in Italia, si stimano circa 8.000 decessi all’anno attribuibili all’influenza e alle sue complicanze, in particolare polmonari e cardiovascolari. È evidente che l’unica arma sia la prevenzione, sia con campagne informative che, soprattutto, con la diffusione della vaccinazione anti influenzale.
In questi giorni sono molti gli appelli lanciati dai medici: “Il vaccino è sicuro, protegge i più fragili e riduce i ricoveri nei Pronto Soccorso”, esorta Stefano De Lillo, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma. Ma, purtroppo, nella scorsa stagione, la copertura vaccinale è stata del 18,9% della popolazione, rispetto al 20,2 % del 2022/23, mentre per gli anziani la copertura è scesa al 53,3% rispetto al 56,7% della stagione precedente. In Italia, il Ministero della Salute ha già fissato le regole: le vaccinazioni partiranno ad inizio ottobre con priorità a over 60, bambini e persone fragili, con l’obiettivo di copertura, decisamente ambizioso visti gli anni precedenti, di almeno il 75% degli anziani. Quest’anno anche le farmacie potranno affiancare i medici ed i pediatri per facilitare il più possibile la somministrazione del farmaco.
Ogni anno i vaccini vengono aggiornati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in base ai ceppi circolanti e per il 2025-26, sono stati scelti nuovi virus di tipo A e B, per garantire una protezione il più possibile mirata: il vaccino non garantisce l’immunità assoluta, ma riduce drasticamente il rischio di complicazioni gravi. La vaccinazione sarà gratuita per i bambini fra i 6 mesi ed i 6 anni, per tutti i soggetti a partire dai 60 anni e per i residenti nelle RSA, per le donne in gravidanza, per gli immunodepressi ed i malati cronici ed oncologici, per gli operatori sociosanitari e sanitari, per le forze dell’ordine, vigili del fuoco e personale scolastico. La sola regione Lombardia ha esteso la gratuità per gli adolescenti fino ai 17 anni.
Ma quanto costa vaccinarsi se non si rientra fra chi ha diritto alla somministrazione gratuita? Il costo del solo farmaco varia fra i 18 ed i 35 euro, al quale va aggiunto il costo per la somministrazione che, nelle farmacie lombarde, è di 13 euro, in quelle venete di circa 6 euro. In alcune strutture private, sempre in Lombardia, viene offerta a 38 euro la vaccinazione, comprensiva del costo del farmaco. Per una famiglia di tre persone, affrontare una spesa che può superare i 100 euro può rappresentare un impegno significativo, se nessuno dei componenti rientra tra coloro che hanno diritto alla vaccinazione gratuita.
In un contesto economico già difficile per molti – tra perdita del potere d’acquisto, inflazione crescente e bollette di luce e gas spesso difficili da sostenere – questa cifra può risultare proibitiva. Offrire la vaccinazione gratuita, o a costi calmierati, estendendola anche alle fasce economicamente più deboli, potrebbe non solo aumentare la copertura vaccinale, ma anche ridurre le giornate di malattia a carico dell’INPS e i costi dei ricoveri ospedalieri. E salvare anche qualche vita.
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