Esteri

INGIUSTIZIA

di Ernesto Ferrante -


Oltre 70mila persone si sono riunite davanti alla Knesset, il Parlamento israeliano, per protestare contro la riforma della giustizia voluta dal governo e chiedere le dimissioni del premier Benjamin Netanyahu. I manifestanti hanno bloccato lo svincolo di Chord Bridge, l’accesso principale a Gerusalemme. Tre le persone arrestate per attacchi contro la polizia.
L’esecutivo di centrodestra, messo alle corde dalla piazza e dalle frizioni interne, sta discutendo il congelamento della misura. A far salire ulteriormente la tensione ha contribuito la mossa di Netanyahu di licenziare il ministro della Difesa Yoav Galant, dopo che questi aveva invitato i suoi colleghi a fare un passo indietro.
La riunione fiume di domenica sera, durata fino alle prime ore della giornata di ieri, non ha prodotto i frutti sperati.
Almeno tre ministri del partito hanno garantito il loro sostegno incondizionato al capo del governo. Il ministro della Cultura e dello Sport, Miki Zohar, ha dichiarato che pagheranno “a caro prezzo” il fallimento del provvedimento, esprimendo anche la necessità di sostenere Benjamin Netanyahu se “deciderà di fermare la riforma per evitare la rottura creatasi nella nazione”.
“La riforma del sistema giudiziario è necessaria ed essenziale, ma quando la casa prende fuoco non si chiede chi ha ragione, ma si versa acqua e si salvano gli occupanti”, ha aggiunto.
Il titolare del ministero per l’Uguaglianza sociale Amichai Chikli ha suggerito di “disegnare una rinnovata tabella di marcia per il proseguimento della legislazione, presentandola pubblicamente e fissando in anticipo le regole del gioco. Non abbiamo alcun vero motivo per affrettarci. Se crediamo nella capacità di guidare il Paese, dovremmo suonare un po’ di musica più calma e rallentare”.
Nir Barkat, ministro dell’Economia, ha ribadito che “sosterrà il premier nella decisione di fermare e ricalcolare il percorso. Lo Stato di Israele è al di sopra di tutto. La riforma è necessaria e la faremo, ma non a costo di una guerra fratricida”.
Il partito di estrema destra Otzma Yehudit ha annunciato in una nota che il suo leader, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che minacciava di far saltare il “banco”, ha accettato il congelamento dell’iter legislativo della riforma fino alla prossima sessione della Knesset, prevista all’inizio di maggio. In cambio, sostiene la forza politica, Netanyahu avrebbe promesso la creazione di una “Guardia Nazionale” sotto il controllo di Ben-Gvir.
Con un breve messaggio su Twitter, “Bibi” ha esortato tutti gli uomini e le donne in piazza a Gerusalemme , “di destra e sinistra, a dar prova di responsabilità e non agire in maniera violenta”. “Siamo tutti fratelli”.
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha chiesto alla squadra di governo di fermare il “processo legislativo per il bene dell’unità del popolo di Israele, per il bene della responsabilità”.
La Commissione Europea segue “con molta attenzione gli eventi in Israele”, ha fatto sapere il portavoce della Commissione per gli Affari Esteri Peter Stano, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.

Timori anche a Washington. La Casa Bianca, si legge sul Times of Israel, ha riferito di una telefonata con Netanyahu, in cui il presidente Joe Biden “ha espresso preoccupazione per la riforma della giustizia”.

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