Attualità

INGRANDIMENTO – Incubo in Cina torna il Covid: a giugno 65mln di casi

di Eleonora Ciaffoloni -


Meno di venti giorni fa l’Oms aveva dichiarato la fine della pandemia, ma ieri, dalla Cina è stata annunciata un’altra – l’ennesima – ondata di Covid. A dare l’annuncio è stato Zhong Nanshan, considerato il massimo esperto cinese di malattie respiratorie, citato dal Global times, al Greater Bay Area Science Forum del 2023 di lunedì a Guangzhou, nella Cina meridionale. L’allarme lanciato dall’espero è quello di una nuova ondata di Covid-19 che arriverà al suo picco a fine giugno, con 65 milioni di casi a settimana. Si tratta di varianti XBB ricombinanti di Omicron che, secondo il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (China Cdc) ha aumentato il tasso di infezione che è passato dallo 0,2% di metà febbraio al 74,4% di fine aprile e all’83,6% di inizio maggio e mostrano una trasmissibilità e una fuga immunitaria superiori a Omicron, ma senza cambiamenti significativi in termini di patogenicità. E Zhong rassicura: “Nello sviluppo di vaccini più efficaci, siamo in anticipo rispetto agli altri Paesi”. Un modo per assicurare la popolazione, anche se gli effetti della variante non dovrebbero produrre pesanti controindicazioni sugli ospedali cinesi come accaduto a seguito dell’abbandono della politica Zero Covid di inizio anno. Wang Guangfa, esperto di malattie respiratorie del Peking University First Hospital, ha però sottolineato sempre al Global Times l’importanza per le persone fragili di adottare opportune misure di prevenzione. Perché si tratta dell’ennesima variante che conferma che il virus continua a viaggiare, di certo, ma non con la pericolosità, la contagiosità e soprattutto gli effetti che aveva portato agli inizi del 2020. A dirlo sono anche i virologi di casa nostra: “Il virus rimarrà con noi con andamenti ondulanti e non sincroni a livello mondiale” ha dichiarato il virologo dell’università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco. Che spiega: “Noi al momento siamo in una fase decrescente perché abbiamo subito un’onda di risalita poco tempo fa”, ma nel prossimo futuro “un rialzo è possibile” con il calo dell’immunità ibrida. Numeri che con l’aumento cinese, quindi, potrebbero tornare a salire nel resto del mondo, ma non è una emergenza. “La contagiosità di un virus, non accompagnata da patogenicità, non deve preoccupare” ribadisce Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. Perché i numeri sono alti e possono spaventare, ma da tenere d’occhio, come da diverso tempo a questa parte ci sono i fragili che, spiega Gismondo “in quanto tali, sono aggredibili da qualsiasi agente esterno e dovrebbero adottare misure preventive sempre. Perché il mondo – chiosa – più che da uomini è popolato da microbi”. Ai numeri guarda Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive San Martino di Genova: “Sicuramente 65 milioni di casi a settimana su una popolazione di 1,5 miliardi vogliono dire numeri abbastanza importanti. Ma dobbiamo vedere la ricaduta, perché potremmo avere il 5% della popolazione che si fa una forma che è poco più di un raffreddore, mentre diverso è dire che rischiano la polmonite”. E confermando la tesi di Gismondo sottolinea: “Io non credo sia quest’ultimo il risultato, perché con le varianti Omicron siamo di fronte a forme meno impegnative di malattia”. Quindi di fronte a questo ennesimo allarme ci dobbiamo preoccupare in Italia? Gli esperti dicono no. Anche l’Oms dice che la pandemia è finita. È la Cina che, di fronte a nuovi aumenti, dovrà far fronte a quanto non fatto prima e cioè preferendo la chiusura totale alla vaccinazione a tappeto. La soluzione che invece ha funzionato e funziona in Italia ed Europa.


Torna alle notizie in home