Attualità

“Insegnante precario sfigato” 

di Adolfo Spezzaferro -


Irene Giurovich, “Insegnante precario sfigato” è il titolo del tuo libro-denuncia, edito da Santelli, in vendita dal 14 aprile, giorno in cui lo presenterai alla libreria Tarantola di Udine assieme al nostro direttore Tommaso Cerno e ad altri ospiti. Perché precario e perché sfigato?
Io sono una giornalista professionista, una comunicatrice e un’insegnante di Storia e Filosofia, ma questo libro nasce come risultato soprattutto delle mie esperienze come insegnante di sostegno in vari istituti del Nord-Est. Gli insegnanti di sostegno sono più precari degli altri, perché ne servono sempre di più: le richieste per i ragazzi certificati sono in aumento, soprattutto alle superiori. Sfigati perché sono considerati di serie Z dai colleghi di ruolo e da quelli di cattedra, che spesso li caricano di incombenze e responsabilità che non gli spettano.
Quali sono i compiti dell’insegnante di sostegno?
Innanzitutto ci tengo a precisare che questa figura c’è soltanto in Italia, negli altri Paesi ci sono le scuole specifiche per i ragazzi con problemi, seguiti da personale specifico. Il corso da insegnante di sostegno non prepara affatto ad affrontare casi gravissimi di autismo, di sindrome di Down. Però se in Italia parli di scuole specifiche, vieni accusato di voler segregare questi ragazzi. Ma il sistema scolastico e l’applicazione della legge, così come sono, non funzionano bene insieme.
In che senso?
Quello che vorrei che si capisse da questo libro è che molte volte l’insegnante di sostegno non solo non fa nulla, sta lì a scaldare la sedia, ma soprattutto in casi molto gravi non ha alcuna competenza per intervenire. Quindi forse sarebbe meglio che questi ragazzi siano seguiti da personale specifico, che abbia competenze anche infermieristiche. Oltre che psicologiche. Durante il periodo della pandemia, ci sono state chieste mansioni che non ci spettano in base alla legge 104. Come cambiare le mascherine bagnate dalla saliva, portare i ragazzi in bagno e assisterli. Competenze che non sono da insegnante. Anche se questo tipo di impiego è spesso un ripiego per molti. Inoltre i presupposti giusti di creare inclusività e socialità in ragazzi con problemi vengono depotenziati a causa delle aule di sostegno, dove alla fine tu di fatto sei separato dagli altri.
Come mai?
Perché la legge prevede due piani: un piano semplificato, per i ragazzi che possono seguire le lezioni in classe, e in questo caso ottengono un diploma a tutti gli effetti; oppure un piano differenziato, per i casi gravi e gravissimi, che ottengono un semplice attestato di frequenza. Questi ragazzi molto spesso finiscono nelle aule di sostegno. Dove nessuno controlla questi insegnanti, che spesso si fanno gli affari loro.
Quali sono gli aspetti più gravi di questa mancata integrazione?
L’incapacità delle varie strutture coinvolte di reperire il personale richiesto, come gli operatori socio-sanitari. Io ho atteso anche sei mesi per ottenere un Oss. Chi come me vuole darsi da fare viene mal visto sia dai colleghi di sostegno sia dai colleghi di ruolo di sostegno. Perché metti in luce le falle del sistema. Gli insegnanti di sostegno vengono visti come sfigati anche dagli studenti, perché non gestiscono la classe, non insegnano una materia specifica. E sono sfruttati dagli insegnanti di cattedra, che gli chiedono pure di uscire dall’aula non solo con i ragazzi che hanno bisogno del sostegno, ma anche con gli studenti che disturbano o che sono stranieri e non conoscono l’italiano, per poter fare lezione in pace. Una continua violazione della legge e dei diritti del ragazzo con sostegno. Vorrei che questo libro arrivasse sulla scrivania del ministro: il sistema va totalmente riformato.

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