Insicurezza sociale e Sicurezza nazionale
La società complessa non può prescindere dalla cura degli uomini e donne che garantiscono la pubblica sicurezza, intesa come bene costituzionale di garanzia per le fruibilità dei diritti e dei processi democratici riservati ai cittadini. Il dibattito pubblico è concentrato sui temi della sicurezza e dell’ordine pubblico e la correlazione delle due funzioni con diritti, doveri e responsabilità nell’esercizio delle libertà individuali e collettive. Ma la percezione d’insicurezza dei cittadini non è solo la conseguenza espansiva di fenomeni criminogeni e degrado sociale, ma è correlata all’erosione del benessere economico, delle opportunità di lavoro e mancate tutele sanitarie. La volatilità dei beni comuni offre meno certezze e richiede maggiore sicurezza, non solo per prevenire i fenomeni delittuosi ma presupposto della civile convivenza, l’agire delle comunità tradizionali mal si adatta alla mutazione di un corpo sociale dai “meticci” costumi e sistemi di vita, specie nelle periferie urbane e rurali. Le attività di polizia affinchè siano efficaci in un paese come il nostro caratterizzato da dura contrapposizione politica, richiede il riconoscimento bipartisan del lavoro dei poliziotti da parte del potere politico; che deve custodire e meglio valorizzare la centralità delle Autorità di Pubblica Sicurezza e della Sicurezza Nazionale dentro i confini dello Stato, o dell’Europa se fosse unità. L’organizzazione sociale delle democrazie occidentali è mutuata dal modello della civitas romana che seguì all’editto di Caracalla del 212, cioè l’insieme di persone diverse per etnia, religione, costumi e lingue. Il collante della società romana era il perseguimento della grandezza dell’impero in cui si riconosceva, oggi per similitudine ma diversa storia la civitas è interpretata plasticamente dagli Stati Uniti d’America. Ciò nonostante, il presidente americano ha riattualizzato la contrapposizione tra cittadini e stranieri, e archiviato il radicalismo ideologico della cultura woke e l’integrazione portatrice di differenze culturali e religiose. Il tycoon ha riesumato dazi cancellati dal mercatismo della globalizzazione, avendo la tecnologia reso il mondo l’immenso mercato di una megalopoli. La politica italiana nel corso del tempo conformatasi al mercatismo, non ha saputo o voluto promuovere e innovare politiche energetiche, industriali e misure protezioniste a tutela degli interessi nazionali. La politica statalista di regolazione del mercato è stata demonizzata per incapacità o scelta, anche dai progressisti che sfibrati dal potere hanno reso opaca la propria identità offuscandone la visione, a loro spettava attuarla e difenderla. Non avendo protetto il potere d’acquisto di salari e stipendi oggi i lavoratori e le famiglie, pagano il prezzo più alto delle speculazioni su petrolio, gas, elettricità e mercato immobiliare. Il preoccupante scenario, interseca gli incombenti rischi del terrorismo jihadista, delle guerre, delle marginalità e degrado causate da migrazioni irregolari di massa, fenomeni che spingono i cittadini ad accettare la compressione delle libertà per maggiore sicurezza. La fenomenologia del panpenalismo fa emergere prodromi autoritari, che si manifestano attraverso prolificazione e inasprimento sanzionatorio della legislazione penale, ma non della certezza della pena. Quindi i cittadini invocano la dura lex per compensare una insicurezza ben più complessa e multifattoriale, un veleno per la democrazia che avvizzendo cronicizza le avvisaglie del dispotismo giudiziario e dell’autoritarismo del potere politico. Sono alcune delle ragioni per cui le politiche di sicurezza necessitano della condivisione e sostegno trasversale della politica e del sindacato. La Sicurezza Nazionale nel mondo globalizzato, anche per il cambio di paradigma d’oltre atlantico che ha dicotomizzato l’Occidente, assurgerà a valore primario, indebolendo il flebile sistema delle garanzie e del bilanciamento dei poteri che rischiano di passare in secondo piano; questa dinamica è favorita da fattori endogeni del nostro paese, effetto della tracimazione dei poteri dagli ambiti funzionali dell’architettura costituzionale. Il pericolo per l’Occidente diviso è la deposizione delle prassi democratiche per la democratura, aumentando così l’ingiustizia delle disuguaglianze socio economiche e la politica quale esercizio esclusivo dei potenti.
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