Attualità

Intelligenza artificiale, i commercialisti e il caso TributIAmo

di Cristiana Flaminio -


L’intelligenza artificiale può aiutare commercialisti e consulenti fiscali. E, a dare una mano a professionisti e cittadini, la Fondazione Aidr- Italian Digital Revolution ha approntato TributIAmo, un assistente virtuale gratuito messo a disposizione dall’ente sul suo sito ufficiale. Questa non è una novità, TributIAmo è già una realtà operativa che si è assunta l’onore, e l’onere, di far da ponte tra cittadini e amministrazione. Il fatto è che, dopo la pubblicazione della seconda guida operativa sull’intelligenza artificiale pubblicata dal Consiglio nazionale dei commercialisti e dalla Fondazione nazionale Commercialisti, non c’è riferimento, come lamenta la stessa Fondazione Aidr, alcun riferimento a “strumenti già disponibili e testati come TributIAmo. Pur riconoscendo alla guida il fatto di aver sottolineato “correttamente i vantaggi della deep research e dei sistemi multiagente”, Aidr ribadisce che “accanto alla teoria servono strumenti già pronti e aperti, capaci di offrire vantaggi immediati ai professionisti e ai cittadini”. E, dunque, rilancia: “In questo contesto, TributIAmo si pone come soluzione concreta, scalabile e integrabile con ulteriori funzioni, come il monitoraggio delle posizioni fiscali o l’analisi automatica delle novità normative”.

Uno scenario che commenta così Francesco Pagano, esperto Ict e direttore generale della stessa Fondazione Aidr, che in una nota afferma: “In un Paese normale ci saremmo aspettati dall’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili una collaborazione operativa concreta, nell’interesse degli iscritti. TributIAmo, proposto ufficialmente già da mesi allo stesso Ordine, è stato utilizzato da oltre 250mila utenti in poco più di due mesi, nel pieno rispetto delle normative sulla privacy e senza alcuna contestazione. È un esempio virtuoso di come l’Ia possa essere accessibile, efficace e gratuita”. E quindi Pagano aggiunge: “Il rischio maggiore oggi  è che l’intelligenza artificiale venga piegata a logiche commerciali poco trasparenti, con strumenti venduti a caro prezzo in abbonamento, spesso poco personalizzabili. La digitalizzazione della professione deve essere accessibile a tutti e non un privilegio per pochi”.


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