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Dossier Ai

La Silicon Valley punta sull’energia nucleare per l’intelligenza artificiale

Google, Meta e Amazon scelgono l'atomo e la Casa Bianca le segue: c'è l'intesa da 80 miliardi di dollari

di Giovanni Vasso -


Fayette Township, Iowa. Questo, i Simpsons sempre così attenti all’agenda dem, non l’avevano mica predetto. Che beffa, per la piccola Lisa, e per il suo creatore Matt Groening. Una vita passata a prendere in giro Monty Burns, il bieco affarista che fa soldi con la centrale nucleare di Springfield incurante dei pesci a tre occhi che nuotano lì interno. E adesso, se lo ritrovano guru della Silicon Valley. Già, perché tutte le Over The Top che si sono sfidate sull’intelligenza artificiale hanno trovato una soluzione comune a un problema condiviso. Per far girare gli algoritmi, per tenere in vita i data center, per la digitalizzazione precisa e compiuta dell’umanità che sognano, c’è bisogno di energia. E l’unica fonte ritenuta abbastanza affidabile per  far girare tutta la baracca dell’Ai senza rischiare di finire al verde è l’atomo.

A Fayette Township, un villaggio abitato da poco più di 1.700 persone nella contea di Lynn, nel sonnacchioso Stato centrale dell’Iowa, Usa, c’è il Duane Arnold Energy Center. Progettato negli anni ’60, la sua costruzione terminò nel 1974. L’anno dopo entrò in funzione. Era l’unica centrale nucleare di tutto l’Iowa. Rimase in servizio fino al 2020. Quando i reattori furono spenti. Ecco, adesso è arrivata Google. Che ha bisogno di energia per i suoi data center e per far girare la sua Intelligenza artificiale. E ha deciso di riaccendere la centrale. Il progetto prevede che la centrale, che tornerà operativa nel 2029, fornirà energia elettrica al colosso di Mountain View per i prossimi venticinque anni. Questa, però, è solo l’ultima puntata (finora) del grande ritorno all’energia nucleare. Che ritorna d’attualità grazie alle tecnologie più moderne, più futuristiche. Senza l’atomo, l’intelligenza artificiale semplicemente non sembra aver futuro.

Google non è l’unica ad aver puntato forte sull’energia nucleare. Lo hanno fatto tutti. Meta, per esempio. La società di Mark Zuckerberg s’è assicurata i servigi di Constellations e una fornitura, ventennale, di energia nucleare che verrà prodotta in Illinois. Al Clinton Clean Energy Center. No, non c’entrano né Bill né Hillary: solo un caso di omonimia geografica con la città che ospita la struttura. Ufficializzato all’inizio del mese di giugno, per il Financial Times si è trattato del primo accordo ufficiale tra una Big Tech e un’azienda energetica per la fornitura di energia nucleare. Festeggia Zucky ma vincono tutti: la fornitura, che inizierà nel 2027, salverà 1.100 posti di lavoro locali “altamente retribuiti”. E poi contribuirà a generare “13,5 milioni di dollari di entrate fiscali annuali e aggiungerà 1 milione di dollari in donazioni benefiche a organizzazioni non profit locali nell’arco di cinque anni”.

Non c’è due senza tre. Iowa, Illinois: non poteva di certo mancare Washington. E nemmeno Amazon. Che, sull’intelligenza artificiale ci punta così tanto da aver (già) avviato un piano di licenziamenti che interesserà fino a 30mila persone. Che, stando a quanto riportò nei giorni scorsi il New York Times, saranno rimpiazzati da algoritmi e robot umanoidi. Tutta roba che costa, che ha bisogno di energia. Il gigante dell’ecommerce è un po’ più attardato ma, sul futuro delle forniture, ha le idee ben chiare. Punta, alla grande, sugli Small modular reactors. Quelli, per capirsi, tanto cari al ministro italiano all’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Nei giorni scorsi, la Cso Kara Hurst ha presentato, a un evento a San Francisco, una palla da biliardo. Non era una biglia, sia chiaro. “Si chiama ciottolo”, ha svelato ai presenti. E si tratta del combustibile che verrà utilizzato nei reattori che forniranno energia ad Amazon. Oltre ad aver già siglato diversi accordi, che tra l’altro hanno portato Amazon nel capitale di X-Energy, impegnata proprio negli Smr e Amr e a cui ne avrebbe commissionati ben dodici, la società di Bezos punta forte sul progetto Cascade. Un “nuovo impianto avanzato” che vedrà la luce non prima del 2039, che sorgerà a Richland nello Stato di Washington, e che produrrà fino a 960 megawattora.

Ma c’è un altro attore, protagonista, nella corsa all’intelligenza artificiale. Si tratta di Elon Musk. Che ha in animo di trasformare un’ex fabbrica Electrolux, che si trova a Memphis, in Tennessee, in un hub tecnologico dotato di centrale elettrica autonoma. Si tratta di Colossus 2, è stato presentato come il più grande e potente dei supercomputer. Non sembra che, per il momento, Musk abbia intenzione di chiedere energia all’atomo eppure è stato proprio lui uno dei primi “campionissimi” della Silicon Valley a sdoganare un tema che, altrimenti, era tabù. Comunque andrà, è chiaro che la via è tracciata: energia nucleare e intelligenza artificiale viaggeranno insieme, sempre più strette. L’una ha bisogno dell’altra. La prima per “tornare”, la seconda per sfruttare una fonte che sia considerata, contemporaneamente, “pulita” e affidabile. E dal momento che il trend è questo, alla Casa Bianca ci si è adeguati. Donald Trump e il suo staff si sono mossi per tempo. E proprio ieri è arrivato l’annuncio che l’amministrazione Usa ha deciso di avviare una “partnership strategica” (per un valore stimato in circa 80 miliardi di dollari) nella produzione di energia nucleare da destinare essenzialmente all’intelligenza artificiale. L’ufficialità non è arrivata da parte istituzionale ma dal fondo Usa-Canada di Brookfield Asset Management. L’alleanza travalica i confini e, soprattutto, le tensioni che oppongono Washington e Ottawa. L’intesa è stata sottoscritta, oltre che dal governo americano, dal costruttore Usa di centrali nucleari Westinghouse e dal produttore di uranio canadese Cameco. “Accelererà lo sviluppo dell’energia nucleare e dell’intelligenza artificiale in America”, giurano da Brookfield. E in tutto ciò, l’Europa resta a guardare: si prepara un nuovo aggiornamento del regolamento europeo sulla protezione dei dati personali che contempli anche l’Ai e i suoi utilizzi. L’America lavora, l’Europa regolamenta. Tutto come al solito. Questo, di sicuro, i Simpsons non l’avevano previsto. Tutto il resto del mondo sì.


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