Politica

Intervista a Antonio Noto. “Il ritorno del bipolarismo. Ecco tutti i rischi di Conte”

di Edoardo Sirignano -


“Se Conte chiude al partito unico col Pd, Schlein svuoterà il M5S”. A dirlo il noto sondaggista Antonio Noto.
Alle prossime politiche sarà una sfida tra due donne?
Per adesso c’è una reazione emotiva, dovuta alla vittoria inaspettata della Schlein. È come se fossero cambiati all’improvviso i giochi. Dobbiamo, però, capire se l’effetto durerà un anno, due o addirittura un periodo più lungo, tenendo presente che le prossime elezioni si terranno tra quattro anni e mezzo. Al momento è così perché c’è un mercato politico che si deve riposizionare rispetto a delle novità.
Quanto durerà la polarizzazione?
Adesso c’è stato un contraccolpo dovuto alle primarie del Pd. Conte ha un po’ di difficoltà a entrare nel dibattito, anche perché la Schlein si è un po’ appropriata delle tematiche del M5S, come sul salario minimo e sui diritti civili. Sembra essere quasi più a sinistra del leader dei pentastellati. C’è stata una sorta di invasione di campo. Detto ciò, per capire se avremo esclusivamente un testa a testa tra due donne, bisognerà comprendere se quella attuale è solo una reazione emotiva.
Con l’avvicinarsi delle europee cambierà qualcosa?
Sono la prova del nove sia per il governo, sia per FdI che per la stessa Meloni. Ad avere un vantaggio dovrebbe essere il solo Pd. I dem difficilmente andranno al di sotto della soglia raggiunta alle ultime politiche. In questo caso, la nuova segreteria si intesterebbe il successo. È difficile, comunque, fare proiezioni da qui a un anno.
Quanto peseranno le solite correnti nella rimonta del Nazareno?
Se dovessero pesare ancora le mozioni, sarebbe la fine dell’era Schlein. Tutti e due insieme non possono convivere. Se non ci sarà una forza divisa, Schlein sarà forte. Se avverrà il contrario, tra due anni, si dovrà cambiare di nuovo il segretario.
La svolta a sinistra dei dem, però, non potrebbe svuotare un M5S, sempre più orfano di un elettorato?
Parlare di scomparsa è esagerato. Una crisi, invece, è dietro l’angolo. Ce ne siamo già accorti in queste ultime settimane. Dopo le primarie, il Pd è aumentato di due o tre punti, mentre il M5S li ha persi. È chiaro, quindi, come tra i 5 Stelle ci sia un elettorato deluso dai vertici del Nazareno, ma che comunque ha sempre continuato a guardarlo. Questo potrebbe rientrare nella vecchia casa.
Conte, quindi, non dovrebbe cambiare l’agenda rendendola meno progressista e magari un po’ più liberale?
Un cambiamento di Conte non comporta nulla. Siamo di fronte a due forze collaterali, che condividono una serie di tematiche. Ecco perché sarebbe opportuno il partito unico. Stiamo parlando, comunque, di un processo molto lungo.
Quali sono i tempi?
Al momento ci sono solo le condizioni per farlo. Il Pd di Schlein certamente non è quello di Letta. Lo vediamo dalla sua agenda. Avere un solo contenitore sarebbe utile anche ai pentastellati. Diversamente si ripeterà quanto già accaduto a destra. Nel momento in cui la Meloni ha approcciato gli stessi temi della Lega, l’ha prosciugata. Lo stesso potrebbe accadere a sinistra. In mancanza di un progetto, di una condivisione vera, Schlein si prenderà il consenso di Conte, creandogli non pochi problemi. Gli italiani sono sempre attratti dai nuovi leader, dalle innovazioni. Per vincere, comunque, dovrebbe esserci una sola casa. Altrimenti ci sarà l’ennesima lotta fratricida, che non porterà nulla di buono tra le file dell’opposizione.
In questo schema dove si colloca il Terzo polo?
Ha un suo zoccolo duro. Per i sondaggi continua ad avere una forbice tra il 7 e l’8 per cento. Dobbiamo capire se cambierà o meno la legge elettorale. Le politiche, comunque, sono ancora lontane. Ritengo, pertanto, che continuerà a essere un soggetto di testimonianza. Potrebbe essere certamente avvantaggiato dalla creazione di un nuovo soggetto politico tra dem e 5 Stelle. Ci potrebbero essere degli elettori in fuoriuscita dal Pd, che in questo caso andrebbero verso Calenda e Renzi. Il Terzo polo non dovrà far altro che aspettare.
Meloni partecipa all’ultimo congresso della Cgil. Una scelta vincente?
La premier sta cercando di creare un altro racconto su di sé. Quello fino a ora, fatto dai media, è incentrato solo sulla parola “fascismo”. I ministri, d’altronde, lo hanno legittimato. Questo, però, non piace affatto alla premier, che invece vorrebbe creare un polo conservatore moderno, che guarda al futuro e che riesce a staccare il cordone ombelicale con la destra sociale degli anni trenta e quaranta. Partecipare al congresso della Cgil è stato un messaggio coraggioso indirizzato sia ai suoi, per dire ragazzi qui le cose cambiano, sia a un mondo imprenditoriale, dei lavoratori, che non ha più riferimenti.
Giorgia vuole prendersi anche la sinistra?
La Meloni ha già tanti voti. Non a caso è passata dal quattro per cento al trenta. È difficile, quindi, che possa aumentare ancora, così come che un elettorato di sinistra possa votare FdI. Detto ciò, il progetto di Meloni è uno solo: creare una nuova dimora per i liberali.

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