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Politica

Intervista a Carlo Calenda: “Non temo l’ira degli Ad. Le Regioni? Vanno depotenziate”

di Laura Tecce -


“Sto facendo una grande battaglia per la diminuzione dei costi energetici, che ovviamente fa innervosire le società che producono energia e che soprattutto fanno degli utili insensati”, ammette il senatore Carlo Calenda, leader di Azione, a cui certo non mancano verve e schiettezza. E capacità di andare dritto al punto: “Allora, io sono liberale però se tu hai un settore regolamentato non puoi fare gli utili di Hermès, perché vuol dire che li stai facendo a spese di cittadini e imprese”.

Senatore Calenda l’Ad di Enel, Flavio Cattaneo, non ha preso benissimo queste sue considerazioni…
“Cattaneo ha un problema di educazione, non è la prima volta che ci incrociamo. È un signore che si è preso 25 milioni di euro per un anno in Tim – che non è esattamente una storia di successo – ma al di là di questo c’è un punto che fa capire molto, io ho mosso delle questioni puntuali: perché Enel Distribuzione, a cui lo Stato ha rinnovato la concessione, fa sei volte gli utili che fanno in Francia e in Germania? La sua risposta sono state una serie di insulti. Proprio oggi farò un question time in merito al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, i miei azionisti sono i cittadini e io ho il dovere di porre delle questioni. In questi giorni sto facendo degli incontri con gli studenti nelle Università italiane perché c’è un grande desiderio nei giovani di capire, di avere delle risposte e ovviamente sto continuando a girare per le fabbriche: dallo stabilimento Stellantis di Pomigliano in poi è un disastro nazionale. Maserati praticamente chiusa, modelli che non ci sono, Elkann che annuncia 13 miliardi di investimenti in America mentre in Italia nulla. Io penso che questo Paese abbia dei mali profondi, ma si parla solamente di destra, sinistra, campo largo e campo stretto…”.

Ecco, appunto: parliamo di “campo largo” e del fatto che lei aveva previsto che nelle regioni al voto i 5Stelle sarebbero stati un fallimento…
“A suo tempo, stiamo parlando del 2019, io uscii dal Pd proprio per l’alleanza con i 5Stelle. È una questione di coerenza politica: non puoi allearti con persone che sostengono l’opposto di quello che sostieni tu pensando di prendere in giro i cittadini come ha fatto Giani in Toscana che ha firmato un accordo sapendo di non portarlo poi avanti. Perché poi succede quello che si è verificato, cioè il crollo dell’affluenza. In Toscana sono andati a votare il 15% in meno rispetto alle scorse elezioni, un dato enorme”.

Toscana a parte, lei è molto critico con il funzionamento dell’ente Regione in generale…
“Le regioni sono diventate un posto dove proliferano le società a controllo pubblico, dove c’è un’influenza gigantesca anche sui media regionali, dove prolifera il clientelismo e i cittadini non vedono miglioramenti sulla sanità: perché allora dovrebbero andare a votare? Nell’85% dei casi, negli ultimi dieci anni, a meno che non li abbiano arrestati, i governatori uscenti sono stati riconfermati. Perché detengono le leve del potere. Pensiamo alla Sicilia, io sono stato eletto a Palermo, è una situazione che conosco bene e mi creda è drammatica. La tragica vicenda della signora di Mazara del Vallo, deceduta perché non gli è arrivato un esame istologico in tempo, è emblematica. In Sicilia si sono persi 3200 istologici: stiamo parlando di persone a rischio di tumore. Nel frattempo, negli stessi giorni, cadeva di fatto la maggioranza per la spartizione di due posti a direttore generale nel Servizio sanitario. Non solo, ho fatto anche un elenco di tutti i posti lottizzati, tra cui il presidente dell’Autorità regionale dei trasporti: è stato designato un ragazzo di 28 anni, figlio di un ex deputato, senza nessuna qualifica né esperienza. Allora, io credo che ci sia un problema, un limite che è stato ampiamente superato: la Sicilia va commissariata, la gente non può morire nell’indifferenza dello Stato”.

Quindi come intervenire?
“Io penso che le regioni vadano sicuramente depotenziate in modo totale, a partire dalla sanità. Il calo dell’affluenza non è un dato da sottovalutare, è un problema di democrazia serio. Ed è un problema nazionale”.

Intanto però il 23 e 24 novembre si torna alle urne per altre tre Regioni. Solito copione? Dove ci sono i Cinquestelle non c’è Azione?
“In Campania io mi tengo proprio fuori. A me non me ne frega niente di parlare di destra e sinistra: se il governo fa una cosa buona, la voto. Se fa delle cose sbagliate, lo dico. Il compito di un’opposizione seria, come sosteneva Luigi Einaudi, è di avere almeno un emendamento importante approvato. Io non sono nel campo largo con i Cinquestelle perché gli elettori non mi hanno messo nel campo largo: gli elettori vanno rispettati, mi hanno messo al centro per fare un lavoro di centro, liberale. E così rimarremo. Perché io penso che bisogna anche cominciare a dire cose come stanno, a volte può essere anche molto fastidioso, però non racconto palle”.


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