Politica

Intervista a Massimiliano Romeo: “Altro che RearmUe, dobbiamo potenziare la sicurezza interna e la difesa delle frontiere esterne”

di Laura Tecce -


Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato e segretario regionale del partito in Lombardia, a Strasburgo nel voto per la difesa europea, il piano ReArm Europe ha diviso la maggioranza: la Lega si è smarcata da FdI e FI e ha votato no…
“Sui grandi temi di politica internazionale ci possono essere anche delle visioni e delle sensibilità un po’ differenti all’interno dei vari schieramenti, sono tematiche che attraversano anche un aspetto etico, non sono così sorpreso e in ogni caso la posizione della Lega è molto coerente: noi diciamo no a questo piano di riarmo così come è stato congegnato da Ursula von der Leyen, figlio dell’improvvisazione, sullo sfondo di minacce che sono del tutto irrealistiche, senza regole di ingaggio e – cosa fondamentale – senza capire bene chi paga il conto, con il rischio di pesanti ricadute sulla spesa sociale. E ovviamente il nostro il nostro no categorico riguarda anche l’invio di soldati italiani in Ucraina e su questo punto è stata molto chiara anche la premier Giorgia Meloni. Il rischio è che dietro questa presunta emergenza vi sia l’esigenza di qualche Paese di risanare la propria economia a spese nostre. Questione differente invece è la nostra necessità di potenziare la sicurezza interna e la difesa delle frontiere esterne, potenziare il pilastro europeo sotto l’ombrello della Nato con un’attenzione molto importante al fianco sud: Mediterraneo allargato e Africa rappresentano un interesse prevalente per l’Italia. E ovviamente penso alle infrastrutture strategiche come gasdotti, rete elettrica, dighe, cavi sottomarini per il trasferimento dei dati internet, agli investimenti in tecnologia avanzata, satelliti…”

Sulla questione Ucraina la Lega e il suo segretario Salvini sono allineatissimi con Trump.
“Sono ormai due anni, sin dall’inizio del conflitto, che la Lega sostiene con convinzione la necessità di trovare una soluzione diplomatica, ci vorrà sicuramente del tempo ma il tentativo degli Stati Uniti sta andando nella giusta direzione anche perché un accordo di pace, oltre che fondamentale per evitare ulteriori morti, soldati e civili, è quanto mai necessario per la stabilità economica. Per le imprese è prioritario poter recuperare le condizioni ottimali per operare in un contesto globale già complesso”.

A proposito di imprese, Trump ieri ha avvertito che “se non verrà rimossa immediatamente quella che definisce “l’odiosa tariffa del 50% sul whisky” gli Usa ne porranno a breve una del 200% su tutti i vini, gli champagne e i prodotti alcolici che arrivano dai Paesi dell’Ue…
“Questo caso specifico è un’ulteriore dimostrazione di come l’Ue stia sbagliando approccio e stia avendo fretta: forse sarebbe stato meglio aprire una trattativa negoziale con gli Usa, lo scontro frontale come stiamo vedendo sta portando ad un irrigidimento che certo non è positivo per le nostre imprese. Per le quali peraltro al momento sono più problematici i lacci burocratici, le norme troppo dirigiste e le politiche fiscali restrittive da parte di Bruxelles, come ha sottolineato lo stesso Mario Draghi che non più tardi di qualche settimana fa è tornato a spronare l’Ue bloccata da un eccesso di burocrazia e di regole. Si pensi alle scellerate politiche ideologicamente orientate del Green Deal e a quanto siano stati colpiti nostri comparti strategici come la pesca, l’agricoltura, l’automotive… L’elenco è lungo e penalizzante, ben più di eventuali dazi che al momento ancora non ci sono”.

Ancora a proposito di imprese, la Lega è un partito storicamente vicino al tessuto economico e sociale dei territori, in vista del Congresso federale del 5 e 6 aprile, il vicesegretario Alberto Stefani ha proposto la mozione ‘Futuro è Identità’ chiedendo più attenzione al Nord e alle sue esigenze. Ricalca quella che è stata la linea Romeo in Lombardia? Lei è stato un po’ un apripista?
“La mozione Stefani è assolutamente in linea con quanto emerso dal congresso lombardo di dicembre e con il fatto che l’interesse per il Nord sta tornando ad essere centrale. La Lega è sempre stato il ‘sindacato’ del territorio, la chiave di volta è riuscire ancora una volta a intercettarne le esigenze. Ovviamente non è in discussione il segretario, è bene precisare che in questo caso le mozioni sono degli impegni su temi specifici, che il congresso affida alla segreteria, e quindi a Matteo Salvini, affinché il vento federalista, autonomista e identitario si rafforzi giorno dopo giorno”.


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