Intervista al deputato Stefano Vaccari (Pd). Tra presente e futuro
Stefano Vaccari è deputato della Camera dei Deputati ed esponente nazionale di spicco del Partito Democratico. In questa intervista affrontiamo con lui i nodi più attuali del dibattito politico, tra sfide del presente e visioni per il futuro.
Onorevole Vaccari, Lei è componente della Commissione agricoltura. Il settore sta passando un periodo delicato tra Dazi Usa, apertura a nuovi mercati e una nuova Pac che convince pochi. Che ne pensa?
“Il combinato disposto dei dazi Usa al 15% (maggiorati dalla svalutazione del dollaro al 12/13%) e della proposta della Commissione UE sull’accorpamento delle risorse per l’agricoltura in un fondo unico, non solo desta preoccupazione ma ci impone di esprimere un giudizio negativo sull’operato della Commissione Ursula Von der Leyen. Peraltro lo stanziamento per l’agricoltura nell’ambito della Pac è stato ridotto di 86 miliardi di euro. Una cifra rilevante che mal si concilia con l’esigenza che il comparto agricolo assuma un ruolo primario nella complessa fase della transizione ecologica, come aveva dichiarato il Commissario Sefcovic. Serve un immediato chiarimento tra le forze che hanno l’insediamento di Von der Leyen. Non erano queste le premesse. L’Europa protagonista è solo un lontano ricordo. Lo è anche rispetto alla guerra in Ucraina e al genocidio in atto a Gaza. E non possiamo accettare sentir dire che poteva andare peggio. Lo dicano alle nostre imprese, ai nostri agricoltori e ai nostri cittadini che riceveranno una grande bastonata economica con rischi importanti per la vita delle stesse aziende e per migliaia di posti di lavoro. La soddisfazione del commissario italiano Fitto, della presidente Meloni e dei ministri Tajani e Lollobrigida è risultata fuori luogo. In realtà abbiano chinato la testa di fronte alle richieste del loro potente alleato a scapito degli interessi del Paese”.
Tra le criticità principali del lavoro connesso all’agroalimentare ci sono ecomafie e caporalato. Come stiamo messi in Italia e come valuta l’operato del ministro Lollobrigida a contrasto di questi due fenomeni?
“Le cronache tutti i giorni ci delineano una storia diversa da quella raccontata dal Governo. Soltanto pochi giorni fa le forze di polizia hanno riscontrato irregolarità in metà delle aziende agricole controllate. E il Rapporto sui reati ambientali 2025 di Legambiente (grazie ad una legge del 2015 sostenuta dal PD) presenta numeri allarmanti. Sono fenomeni che imperversano sui nostri territori unitamente alla contraffazione delle nostre eccellenze. Occorre prevenire con interventi strutturali e migliorare le leggi esistenti che il Governo non vuole fare. Servirebbe rafforzare gli organi di controllo, chiamare le imprese che operano nella maggioranza nella legalità ad assumere una funzione di vigilanza, colpire senza esitazione chi lavora e produce nell’illegalità e chi inquina e distrugge l’ambiente. Le leggi ci sono basterebbe applicarle, migliorarle e non girarsi dall’altra parte”.
Onorevole, 15 proposte di legge come primo firmatario e 45 come cofirmatario. Per quale va più fiero?
“Ciascuna di quelle proposte è il frutto di incontri, di rapporti e di valutazioni con cittadini, associazioni ed organizzazioni, istituzioni locali e imprese. Non sono un fatto di propaganda ma di necessità. Se proprio devo citarne mi piace citare quelle per la promozione dell’agricoltura contadina nelle aree interne in particolare, quella sul riordino del gioco d’azzardo, sul turismo motoristico e sulla gestione della fauna selvatica. Tra le mozioni parlamentari alle quali tengo molto segnalo quella per riconoscere l’autodeterminazione del popolo Saharawi cacciato illegittimamente dai propri territori dal regime marocchino nel 1976, per il quale il mio impegno prosegue da alcuni decenni ormai”.
Lei è anche segretario di presidenza alla Camera dei deputati e segue con attenzione l’utilizzo dei decreti legge: una pratica di cui in effetti i governi italiani ne hanno fatto eccessivo uso negli anni. Lo vede come un restringimento del ruolo del parlamento? Sul fronte decreti legge, come si sta comportando il governo Meloni?
“È un tema molto serio che andrebbe affrontato spogliandosi delle giacche politiche. Vi è sempre di più una predominanza dell’Esecutivo che impone l’agenda dei lavori con l’utilizzo a raffica della decretazione che ha raggiunto oramai cifre record. Per onestà debbo dire che questa pratica è ormai ricorrente da anni ma ha trovato il suo apogeo con questo governo. I richiami del Presidente della Repubblica di rispetto delle prerogative costituzionali sono cadute nel vuoto. Penso che così si finirà per indebolire la democrazia rappresentativa che mi permetto di ricordare appartiene al popolo sovrano. Mi auguro, ed io lavorerò in tal senso, che nell’Ufficio di Presidenza della Camera, si possa aprire una discussione che porti a delle conclusioni unitarie”.
Onorevole, passiamo ai temi più politico-elettorali: all’orizzonte 7 voti regionali. Una prova importante per delineare lo stato di salute del centrosinistra. Ottimista?
“Terrei distinto il voto politico da quello amministrativo. Comunque si tratta di un test importante per una parte significativa delle nostre comunità. In ballo c’è innanzitutto il futuro di quelle regioni. Si affrontano due visioni diverse per di più con risultati diversi realtà per realtà. Ci sono buone probabilità che possano arrivare successi significativi anche perché i candidati in campo sono autorevoli e i programmi unitari e credibili per rispondere agli interessi di famiglie e imprese in quei territori. La destra ad oggi annaspa ancora nel definire le candidature e le coalizioni. Il centrosinistra di contro si presenta compatto con i candidati già in campo”.
Calenda, Renzi, Maraio, Schlein, Conte, Bonelli, Fratoianni, e tutti gli altri leader dei partiti di centrosinistra. Come si fa a farli sedere tutti intorno a un tavolo e dire: “facciamo il campo largo per sconfiggere le destre”?
“La premessa è un’altra. Diamo, tutti insieme, la possibilità ai cittadini di poter scegliere un governo diverso partendo dalle idee e dai programmi insieme a candidature rappresentative dei territori. Le divisioni del passato devono essere solo un ricordo, perché non ci possiamo permettere di dividerci ancora sulla base di personalismi. Diritti, lavoro, ambiente, giustizia sociale per realizzare ciò che è scritto nell’articolo 3 della nostra Costituzione, sono i temi sui quali costruire la coalizione. La strada è ormai segnata e la spinta che potrà venire dalle regionali sarà molto importante”.
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