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Intervista al senatore Marco Scurria: “L’Italia non è più spettatrice ma protagonista”

di Cinzia Rolli -


Marco Scurria, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, segretario della Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato, membro della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e Presidente italiano dell’AJC Transatlantic Friend of Israel (TFI), traccia un quadro delle recenti vicende nazionali ed estere.

Si è evidenziato un aumento del peso diplomatico dell’Italia, soprattutto nel contesto mediorientale. Come si riflette questo ruolo nei rapporti bilaterali con i partner europei e come si può trasformare questa influenza in un vantaggio per gli interessi nazionali?

“Fin dal 7 ottobre, giorno in cui Hamas ha scatenato un attacco terroristico brutale contro il popolo israeliano, l’Italia ha scelto di  stare dalla parte della libertà e della democrazia. Il Governo guidato da Giorgia Meloni ha dimostrato che l’Italia non è più spettatrice, ma protagonista. La presenza della Presidente del Consiglio al vertice internazionale di Sharm El-Sheikh, unica donna tra i leader mondiali, è stata il simbolo di un’Italia autorevole e centrale nello scenario mediorientale. In questa nuova fase di pace, l’Italia ha rafforzato il proprio ruolo anche attraverso gesti concreti: con l’operazione umanitaria Food for Gaza, abbiamo infatti inviato oltre 2.000 tonnellate di farina e più di 200 tonnellate di altri aiuti. Siamo in prima linea nelle evacuazioni sanitarie e siamo stati i primi a istituire corridoi universitari. Il nuovo peso dell’Italia viene riconosciuto anche dai nostri partner europei, che vedono in Roma un ponte tra l’Europa e il Mediterraneo. Questa influenza, oggi, può e deve tradursi in forza negoziale in Europa”.

Quali sono i risultati più significativi ottenuti dal governo Meloni in politica estera?

“Da quando è in carica, il governo guidato da Giorgia Meloni ha ottenuto risultati importanti sul piano europeo. L’Italia è riuscita a riportare il tema della difesa dei confini esterni al centro dell’agenda dell’Unione Europea. È stata impressa una svolta nel Patto su migrazione e asilo, con il riconoscimento del principio della gestione condivisa dei flussi e della necessità di bloccare gli arrivi illegali. In questo contesto si inseriscono gli accordi di cooperazione con Paesi chiave come Tunisia, Libia ed Egitto, ora sostenuti anche dalla Commissione UE. Non meno importante è il sostegno all’Ucraina. Il governo Meloni ha confermato l’impegno a fianco di Kiev candidandosi anche per la ricostruzione del Paese. Sul piano economico e strategico, invece, l’Italia ha rilanciato con forza il Piano Mattei per l’Africa, un modello di cooperazione basato sul partenariato paritario, che è ora parte dell’agenda europea. Allo stesso tempo, il governo ha difeso gli interessi delle imprese italiane, in particolare le PMI, in relazione alle politiche del Green Deal, contrastando le misure penalizzanti su agricoltura e automotive. Infine l’Italia ha avuto un ruolo decisivo nel ridisegnare la strategia energetica europea, riducendo la dipendenza da Mosca e rafforzando gli accordi con partner come l’Algeria”.

Alcuni osservatori hanno criticato la manovra finanziaria per la poca attenzione verso il ceto medio. Come si può sostenere in modo più incisivo questa fascia della popolazione?

“La legge di Bilancio approvata dal Governo Meloni è una manovra coerente con le priorità della legislatura: sostegno alla famiglia e alla natalità, riduzione del carico fiscale, investimenti in sanità e rilancio del lavoro e delle imprese. Chi critica un presunto disinteresse verso il ceto medio, dimentica che proprio queste misure hanno un impatto diretto proprio su quella fascia di popolazione.
Il pacchetto lavoro da oltre 2,5 miliardi di euro va in questa direzione, così come il taglio del cuneo fiscale.
Sostenere il ceto medio non significa fare annunci spot, ma mettere in campo strumenti concreti per rafforzare il potere d’acquisto e premiare chi contribuisce alla crescita della Nazione. Sappiamo bene che in Italia esiste un problema storico legato ai salari. Nei dieci anni precedenti al nostro governo, il potere d’acquisto degli stipendi italiani diminuiva di oltre il 2%, mentre nel resto d’Europa cresceva del 2,5%. Oggi  grazie alle politiche messe in campo dal Governo Meloni, questa tendenza si è finalmente invertita”.

Quali strategie si possono attuare per combattere la disinformazione e il populismo che influenzano negativamente i giovani soprattutto tramite i social media?

“Per combattere efficacemente disinformazione e populismo, soprattutto tra i giovani che oggi si informano prevalentemente attraverso i social media, è fondamentale attuare una strategia che unisca educazione, responsabilità istituzionale e un uso consapevole dei canali digitali.
Il Governo Meloni  punta su una scuola che formi cittadini critici, sul rafforzamento del pensiero libero e sull’alfabetizzazione digitale. Purtroppo, negli ultimi tempi, certi toni da parte della sinistra hanno contribuito ad alimentare proprio quel clima che poi a parole dicono di voler combattere. Sentir parlare di “cortigiana” da Landini o ascoltare la segretaria Schlein dire che la “democrazia è a rischio” e che la libertà di stampa “vacilla” è grave e irresponsabile. Sono parole che non descrivono la realtà, ma la distorcono con fini politici, rischiando di influenzare negativamente i giovani e di polarizzare il dibattito.
Combattere la disinformazione significa proteggere la democrazia, costruire cittadinanza consapevole e rafforzare la libertà”.


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