Economia

Io capitalista di “seconda mano” Il fenomeno si chiama “Second hand economy” e muove 25 miliardi

di Angelo Vitale -


Il lato verde dei consumi, un’economia che muove 25 miliardi, l’1,3% del Pil. E’ la Second Hand Economy, coinvolge 24 milioni di italiani (+5% tra quelli che comprano e quelli che vendono) e sta affermando negli acquisti di ogni giorno la circolarità delle merci, che vivono una nuova vita e possono essere riusate. Comportamenti che tracimano anche grazie all’online, scelto dal 65% di quanti hanno risposto all’indagine di Bva Doxa per Subito, piattaforma leader per la Second Hand Economy. Valori più alti di sempre, secondo il ceo Giuseppe Pasceri: “Un segnale chiaro per un’economia circolare che ha sdoganato il pregiudizio.
Un’abitudine di cui andare fieri, una scelta da rivendicare con orgoglio, intelligente, sostenibile, smart. Una scelta che conquista, con 6 utenti su 10, un target cross-generazionale esigente e attento”.
Nel 2021 un boom dei venditori – probabilmente per la coda lunga del lockdown che ha spinto gli italiani a svuotare le cantine -, nel 2022 sono cresciuti gli acquirenti. Tanto che il 67% di chi ha acquistato second hand è partito nella ricerca proprio da qui, convinto di trovare nell’usato ciò di cui aveva bisogno. Una frequenza in continua crescita: sono sempre di più le persone che lo fanno almeno 2 volte all’anno (77% acquirenti e 73% venditori), la maggioranza lo fa addirittura ogni 2/3 mesi.
Il numero di oggetti comprati o venduti è stabile o cresce rispetto allo scorso anno per il 79% acquirenti e l’81% dei venditori, segno di un’abitudine consolidata. Si vendono e si acquistano veicoli (10,6 miliardi), ma anche articoli per la casa e la persona (6,7 miliardi), prodotti di elettronica (4,5 miliardi) e di sport e hobby (3,4 miliardi). Tra i più attivi, i giovani della Generazione Z e i Millennials (73%), ma anche famiglie giovani con figli piccoli (75%), unite dalla scelta di un comportamento che fa bene all’ambiente (55%) e dall’importanza di non sprecare, dando valore alle cose (52%), ma pure per affermare un modello differente di economia (51%).
Ovviamente, è il risparmio il primo driver degli acquisti di seconda mano (51%) ma cresce anche la convinzione di fare la differenza, sulla bilancia dei modelli economici 44%), per dare nuovo valore agli oggetti (41%). Significativa, anche la lettura del sentiment di chi vende: la prima motivazione è quella di liberarsi di oggetti che non si usano più (76%), per fare spazio e ordine nelle proprie case dando nuova vita agli oggetti, seguita dal desiderio di abbattere gli sprechi (38%), ma anche per guadagnare qualcosa (36%). Spinte diverse, che restituiscono però la fotografia di una nuova consapevolezza.
In poche parole, un’Italia meno ispirata al consumismo che negli anni scorsi.
Guardando a questo nuovo Paese targato Second Hand, le prime tre regioni che spiccano per volume d’affari nel 2022 sono la Lombardia (4,2 miliardi), la Campania (3,1 miliardi), il Lazio (2,7 miliardi). Tre territori stabilmente alle prime posizioni della graduatoria nazionale, dal Nord al Sud e al Centro, ma in generale il Mezzogiorno piazza anche la Puglia al quarto posto e la Sicilia al sesto, che hanno oltre la metà del valore generato dall’online. Dati che offrono l’opportunità a Pasceri di giunere ad una conclusione: “Sembra quindi che, dove c’è una maggiore maturità del fenomeno, ci sia anche una maggiore penetrazione dell’online e una maggiore consapevolezza dei diversi modi di beneficiare della second hand”.
Ci sono infine le regioni dove si guadagna di più in generale rispetto alla media nazionale grazie alla vendita dell’usato. In questa speciale classifica il primo posto lo conquista la Campania, seguita da due realtà del Nord economicamente avanzato come il Veneto e la Lombardia.

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