Ip venduta: agli azeri 4mila e 500 stazioni di carburante
Aldo Maria Brachetti Peretti, presidente di Anonima Petroli
Dopo il flop di Baku Steel Company che all’inizio del 2025 aveva puntato ad Acciaierie d’Italia costringendo poi il governo a riaprire la gara, gli azeri si rifanno in Italia con la prossima acquisizione di Italiana Petroli (Gruppo Api) da parte della compagnia di stato Socar, assistita in questo acquisto da Intesa Sanpaolo. Lo ha rivelato Reuters confermando voci che circolavano da tempo.
Agli azeri una delle più grandi reti di distributori in Italia
La famiglia Brachetti Peretti fondatrice di Italiana Petroli, scrive Shipping Italy, “ha raggiunto un accordo per vendere la società di raffinazione petrolifera alla State Oil Company of Azerbaijan in un’operazione che consegnerà al gruppo il controllo di una delle più grandi reti di distributori di carburante in Italia. L’accordo sarebbe stato già firmato. Persone vicine all’operazione avevano in precedenza riferito a Reuters che la famiglia Brachetti-Peretti puntava a una valutazione d’impresa di circa 2,5 miliardi di euro (2,9 miliardi di dollari) per la società, che detiene circa 500 milioni di euro in liquidità”. Una operazione che “segue la vendita, avvenuta lo scorso anno, della quota di controllo della famiglia Moratti nella raffineria Saras di Sarroch a Cagliari alla società di trading di materie prime Vitol“.
Italiana Petroli (Gruppo Api) è una delle più grandi reti di distribuzione carburanti in Italia con una capacità di raffinazione di circa 200mila barili al giorno e oltre 4mila e 500 stazioni di servizio, una vendita che ora dovrà passare al vaglio del governo italiano che, secondo Market Screener, sta chiedendo garanzie al governo azero sulla sicurezza dell’approvvigionamento di carburante nel nostro Paese.
La fuga dal settore europeo della raffinazione
Una operazione che viene registrata nella scia di una tendenza ad abbandonare il settore della raffinazione.
La volatilità dei mercati energetici europei è diventata strutturale dopo il 2019, accentuata dalla pandemia Covid-19, dalla crisi energetica del 2022 e dagli eventi geopolitici come la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente. Questa volatilità ha portato ad un elevato grado di incertezza e costi di copertura che sono penalizzanti per gli investimenti a lungo termine nel comparto.
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