Esteri

Iran, Khamenei condanna l’avvelenamento delle studentesse

di Martina Melli -


Sempre più studentesse avvelenate in varie località dell’Iran. Dopo una prima risposta istituzionale che oggi definiremo “gaslighting”, finalmente, il leader supremo del Paese, l’ayatollah Ali Khamenei, prende posizione chiedendo pubblicamente che i responsabili vengano catturati e puniti. Ieri, a margine di una cerimonia annuale di piantumazione, Khamenei ha dichiarato che gli avvelenamenti sono un “crimine grave e imperdonabile” e che i colpevoli affronteranno la “punizione più severa”. “Se ci sono persone coinvolte in questo orribile crimine – e ci sono sicuramente – le organizzazioni comprese l’Intelligence e le forze dell’ordine devono trovarne l’origine”. Khamenei non ha fornito alcun indizio su chi o quali gruppi possano esserci dietro gli avvelenamenti. “Sulla base della definizione delle nostre leggi, gli autori sono indubbiamente colpevoli di corruzione sulla terra”, ha detto il Capo della Magistratura Mohseni Ejei, riferendosi a un’accusa formale utilizzata dalla magistratura iraniana che prevede la condanna a morte. Il primo caso di studentesse con sintomi da avvelenamento si è verificato nella città di Qom alla fine di novembre, con dozzine di ricoveri in ospedale. Molti casi simili hanno continuato a verificarsi nelle scuole primarie e secondarie prima di diffondersi nella capitale Teheran e in almeno altre due città all’inizio di marzo. I misteriosi incidenti sono aumentati nell’ultima settimana in tutto l’Iran, in particolare dopo che la vicenda ha ricevuto una crescente attenzione da parte dei media a livello nazionale e internazionale, e che un funzionario sanitario ha parlato di “tentativi deliberati di impedire alle ragazze di andare a scuola”. Le autorità non hanno ancora fornito cifre ufficiali, ma si parla di migliaia di studentesse coinvolte. Le intossicazioni hanno sempre le stesse caratteristiche: ragazze che manifestano vari sintomi tra cui mancanza di respiro, mal di testa, nausea, palpitazioni cardiache e intorpidimento degli arti. Alcune vittime hanno riferito di aver sentito odori strani come frutta marcia, profumi forti o odore di bruciato. Fortunatamente non sono stati registrati casi gravissimi, ma molte giovani hanno dovuto essere portare d’urgenza in ospedale. Lo scorso 14 febbraio, racconta l’agenzia Irna, un nutrito gruppo di genitori ha protestato davanti alla sede del governatore della città per “chiedere spiegazioni”. Come riporta Bbc Persia, secondo il viceministro iraniano, gli avvelenamenti seriali sarebbero stati causati da “composti chimici facilmente reperibili”, escludendo quindi che le sostanze usate provenissero da ambienti militari o fossero contagiose. Alla luce dei primi elementi emersi dalle indagini del ministero dell’Istruzione e dall’Intelligence iraniana, il viceministro iraniano alla Salute ha detto: “E’ evidente che alcuni individui volevano che tutte le scuole, soprattutto quelle femminili, chiudessero”. L’autista di un camion che trasportava prodotti chimici che è stato visto vicino a diverse scuole colpite è stato arrestato, come ha fatto sapere la televisione di stato. Ma nessun altro arresto è stato confermato e le autorità non hanno fornito una spiegazione definitiva alla vicenda. Domenica, i media locali hanno riferito che Ali Pourtabatabaei, un giornalista che stava seguendo gli attacchi a Qom, è stato arrestato. Le autorità non hanno rilasciato dichiarazioni in merito. I recenti commenti di Khamenei dovrebbero tecnicamente porre fine a un’ampia gamma di speculazioni da parte di funzionari, legislatori e organi di stampa, inclusa la famosa “isteria di massa”. Il leader supremo, tuttavia, non ha discusso se gli avvelenamenti provenissero dall’interno o dall’esterno del Paese, come hanno invece fatto alti funzionari. Ad esempio, il Presidente Ebrahim Raisi ha fatto riferimento a una “cospirazione” dei nemici stranieri della Repubblica islamica (dallo scoppio delle proteste, a settembre 2022, il nemico occidentale è sempre nel centro del mirino).

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