Economia

Isab Priolo a Goi Energy. Il closing entro fine marzo

di Giovanni Vasso -


Investimenti green e occupazione. I sindacati: ora accelerare.

 

 

Ora si fa sul serio. Non c’è più tempo da perdere per il futuro della raffineria Isab di Priolo, in provincia di Siracusa. La vicenda è fin troppo nota. Con le sanzioni Ue a Mosca, il gigante russo del petrolio Lukoil deve dismettere la proprietà del sito che deteneva per il tramite della società svizzera Litasco. Si è aperta una fase di incertezza per il futuro dell’area che, a breve, potrebbe finire. Ci sono tante questioni e istanze in gioco. I lavoratori chiedono di fare presto e bene, per garantire i livelli occupazionali. Il governo ha bisogno di “riattivare” un’infrastruttura strategica per la buona riuscita dei piani che vorrebbero fare dell’Italia, e in particolare della Sicilia, l’hub energetico nel Mediterraneo. Sul tavolo c’è un’offerta. È quella di Goi Energy che, in tandem con Trafigura, vorrebbe investire nella raffineria facendo dell’Isab un progetto all’avanguardia, in termini non solo produttivi ma soprattutto di sostenibilità ambientale e innovazione.
Poco più di un mese fa, il 17 gennaio, gli investitori sono stati ricevuti dal ministro alle imprese e al Made in Italy, Adolfo Urso. Il summit, come ebbe poi modo di riferire il Mimit in una nota, servì alle parti istituzionali per “approfondire le tematiche relative alla salvaguardia dei livelli occupazionali e produttivi ed alla tutela ambientale dell’area anche con riferimento agli investimenti necessari e alla vertenza del depuratore dell’area industriale”. Qualche settimana dopo, i rappresentanti della cordata interessata a subentrare nella gestione della raffineria, si sono confrontati con il governatore della Regione Siciliana, Renato Schifani. Che, dopo quell’appuntamento, riferì “la soddisfazione del governo regionale” perché era stata individuata “una soluzione definitiva alla vertenza, che garantirà la prosecuzione di un’attività il cui indotto è superiore ai 10mila lavoratori”. Tra i punti cardine della proposta Goi Energy-Trafigura, c’è quello di mantenere inalterati gli attuali livelli di occupazione e di procedere, nel medio periodo, a una riconversione in chiave green della raffineria siracusana. La palla è nel campo del governo che deve decidere. La partita ora è quella del golden power, procedura per la quale gli investitori hanno già presentato tutti i documenti richiesti. La raffineria di Priolo, infatti, rappresenta un sito “di interesse strategico nazionale”. I lavoratori e le parti sociali chiedono di accelerare e lo hanno fatto in un nuovo incontro che si è tenuto mercoledì scorso. Secondo i programmi già ampiamente illustrati dagli investitori nei loro incontri istituzionali, il passaggio di consegne dovrebbe avvenire entro la fine di marzo. Intanto, la cordata ha già incassato il sostegno di Sace. Che, infatti, ha garantito Trafigura su un finanziamento da ben mezzo miliardo di euro erogato da un pool di banche, capitanate dall’istituto di credito giapponese Smbc, Sumitodo Mitsui Banking Corporation. E nei giorni scorsi Goi Energy ha voluto ribadire che tra i suoi investitori e la Russia non c’è alcun contatto. Anzi. “Né la società né il suo amministratore delegato, Michael Bobrov, né i suoi azionisti e amministratori hanno alcun tipo di collegamento con la Russia, con aziende russe, con istituzioni russe e con altri soggetti comunque riconducibili alla Russia”. Parole nette. Goi Energy è una divisione del fondo cipriota Argus, sostenuto da investitori greci e, soprattutto, israeliani. Trafigura, con base a Singapore, è uno dei player della logistica internazionale più importanti, specialmente per quanto riguarda la movimentazione di materie prime, tra i maggiori trader globali di petrolio. Vanta un fatturato che l’anno scorso ha raggiunto i 300 miliardi di dollari. Ulteriore garanzia della solidità dell’operazione.


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