Esteri

Israele: cambiano tempi e modi della risposta all’Iran

di Ernesto Ferrante -


Israele avrebbe calcolato male la risposta dell’Iran all’attacco che ha distrutto il consolato di Teheran a Damasco. “Gli israeliani hanno commesso un grave errore di calcolo pensando che l’Iran non avrebbe reagito con forza”, si legge sul New York Times. Il quotidiano scrive di una forte arrabbiatura dei funzionari statunitensi per essere stati informati solo pochi minuti prima del raid degli alleati e per l’assenza di comunicazioni relativamente al suo “significato”. Due funzionari israeliani hanno riferito inoltre alla testata che si stava lavorando all’operazione già due mesi prima che fosse portata a termine. Il via libera del gabinetto di guerra è datato 22 marzo. Sempre dagli Usa arrivano aggiornamenti sulle tempistiche della replica militare di Tel Aviv, data per imminente da molti media europei. È improbabile lo Stato ebraico si muova prima della fine delle celebrazioni della Pasqua ebraica, che iniziano nella serata di lunedì 22 e si concluderanno nella serata del 30 aprile. A riportare la notizia, attribuendola ad una fonte di alto rango statunitense, è Abc News. Cambiamenti sono previsti anche rispetto alla sua “entità”. “La risposta non sarà più quella prevista”, anche considerata la “diversa sensibilità diplomatica” emersa. La rete televisiva israeliana Kan ha rivelato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accettato di ritardare la rappresaglia, dopo il colloquio con il presidente Usa Joe Biden. “Una risposta ci sarà, ma molto probabilmente sarà diversa da quanto previsto”, ha sottolineato la tv. Spunta anche una sorta di “baratto”. Gli Stati Uniti, stando alla pubblicazione qatarina Al-Araby Al-Jadeed, avrebbero accettato il piano israeliano per un’operazione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, “in cambio” della rinuncia a prendere di mira in maniera massiccia l’Iran per vendicare il lancio di droni e missili. “L’amministrazione americana, si legge su Al-Araby Al-Jadeed, ha mostrato di accettare il piano precedentemente presentato dal governo di occupazione per quanto riguarda l’operazione militare a Rafah, in cambio della rinuncia a un attacco su larga scala contro l’Iran”. La “gola profonda”, in questo caso, sarebbe egiziana.


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