Israele fa fuoco sui civili in un centro aiuti: almeno 27 morti
Hamas parla esplicitamente di un massacro e chiede un'inchiesta internazionale
Ennesimo massacro, le forze israeliane hanno aperto il fuoco su una folla di civili in attesa di aiuti umanitari in un centro di distribuzione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, causando almeno 27 morti e oltre 180 feriti, mentre altre fonti parlano di un bilancio anche più alto, con fino a 31 morti e più di 120 feriti. Le vittime includono donne e bambini, e molti dei feriti presentano ferite da arma da fuoco e schegge.
L’attacco ai civili
Secondo testimoni e fonti locali, l’esercito israeliano avrebbe sparato contro i civili che si dirigevano verso il centro di aiuti, con colpi di arma da fuoco provenienti da carri armati e droni.
L’esercito israeliano, come in altre occasioni, ha dichiarato di aver sparato dopo aver rilevato “diversi sospetti” che si avvicinavano alla loro postazione e di aver prima fatto fuoco in modo “evasivo”, facendo sapere di aver aperto un’inchiesta sull’episodio. Tuttavia, Hamas e il governo di Gaza denunciano queste azioni come un uso sistematico e doloso degli aiuti come strumento di guerra, definendo l’attacco un “orribile massacro” e chiedendo un’inchiesta internazionale.
A Gaza una crisi umanitaria
Il contesto è quello di una grave crisi umanitaria a Gaza, dove migliaia di civili si radunano per ricevere aiuti alimentari in condizioni di estrema difficoltà, mentre vengono definiti “al collasso” i colloqui indiretti tra Israele e Hamas per un possibile cessate il fuoco temporaneo.
Una situazione nella quale la credibilità di chi gestisce gli aiuti umanitari a Gaza è stata progressivamente messa in discussione. La distribuzione degli aiuti era affidata principalmente alla Gaza Humanitarian Foundation, un’organizzazione creata e sostenuta dal governo israeliano con il supporto degli Stati Uniti, guidata da Jake Wood, un ex marine statunitense. Nel mese scorso la Gaza Humanitarian Foundation aveva annunciato di voler chiudere tutti i suoi centri di distribuzione degli aiuti, invitando la popolazione a tenersi lontana dai siti per motivi di sicurezza.
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