Israele in piazza contro la guerra, Netanyahu resiste
Logora ma ferma la posizione del premier contro i milioni di suoi connazionali nelle piazze
Aumentano le proteste in Israele contro la guerra: le recenti manifestazioni hanno visto una partecipazione molto ampia, con oltre 2,5 milioni di persone scese in piazza in tutto il Paese per chiedere la fine della guerra a Gaza e la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas.
Israele protesta
In particolare, a Tel Aviv si sono radunate circa 300mila persone nella “Piazza degli Ostaggi”. La mobilitazione è stata quella più imponente dal grande sciopero e manifestazione seguiti all’omicidio di sei ostaggi in prigionia l’anno scorso.
Le manifestazioni hanno avuto come motivi principali la richiesta di un accordo per il rilascio degli ostaggi e la fine dell’escalation militare. Molti manifestanti si sono concentrati davanti alle abitazioni di politici e sedi militari, oltre a bloccare autostrade principali, come quella tra Gerusalemme e Tel Aviv.
La risposta della polizia israeliana è stata dura: sono stati arrestati tra 32 e 38 manifestanti, e si sono verificati scontri con l’uso di cannoni ad acqua e la dispersione dei sit-in. Alcune proteste sono state caratterizzate da blocchi stradali e incendi di copertoni.
La polizia ha dichiarato di dover mantenere l’ordine pubblico e ha condannato le azioni di chi ha danneggiato infrastrutture o ha cercato di impedire la vita quotidiana delle persone.
Netanyahu resiste
Nonostante l’ampia partecipazione popolare e le decine di arresti, il primo ministro Benjamin Netanyahu non sembra subire ripercussioni politiche significative dalle proteste.
Ormai logora ma ferma la sua posizione: continua ad affermare che un accordo è possibile solo con il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e accusa i manifestanti di indebolire Israele e di rafforzare Hamas, ritardando così il ritorno dei rapiti.
L’establishment politico di destra che lo sostiene, incluso il ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir e la ministra dei Trasporti Miri Regev, continua a bocciare le proteste definendole divisive e dannose per il Paese.
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