Esteri

Israele-Iran: la guerra delle ombre e della cautela

di Ernesto Ferrante -


Quello in atto tra Israele e Iran è un confronto “nebuloso”, fatto di azioni e reazioni poco chiare, che dovrebbero imporre la massima cautela ai dispensatori di previsioni. Lucida appare l’analisi del presidente turco Recep Tayyip Erdogan: “Israele e Iran hanno rilasciato dichiarazioni diverse riguardo alle recenti tensioni” e da nessuna delle due parti ci sono “elementi di chiarezza su quanto accaduto”. Una guerra “tradizionale” è quasi impossibile. Più probabile è un confronto armato caratterizzato dall’intensificazione delle schermaglie tra gruppi armati e servizi di intelligence riconducibili all’uno o all’altro. Le forze sciite filo-iraniane in Siria, Libano, Yemen e Iraq, sono in fibrillazione. Più complessa è la situazione nell’arcipelago sunnita, dove non manca chi vorrebbe sfruttare la situazione per regolare i conti con Teheran, anche se quanto sta accadendo a Gaza rende tutto più difficile, per il valore che ha per il mondo arabo.
L’escalation non c’è stata, e nemmeno la forte contro-risposta di Tel Aviv. Il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e attuale presidente della fondazione Icsa, ha messo in evidenza alcuni particolari del presunto attacco a Isfahan, nel giorno dell’85esimo compleanno del Grande Ayatollah Ali Khamenei, che smontano le ricostruzioni iniziali: “Credo che se si è trattato di un drone, sia un drone che non è partito da Israele, ipotesi questa assolutamente inconcepibile dal punto di vista militare considerata la velocità molto limitata dei droni, la loro vulnerabilità, la distanza così importante e il fatto che non avesse bisogno dei sensori elettro-ottici per individuare un obiettivo sicuramente già nella lista degli obiettivi dell’esercito israeliano”.
Secondo Tricarico, “se di drone si trattava potrebbe essere partito dal territorio iraniano ad opera di gruppi della dissidenza, in questo momento, a sostegno dell’azione di Israele”.
La tesi del generale italiano ha trovato diverse conferme. Un analista iraniano, citato dalla televisione di Stato, ha detto che i mini droni abbattuti dalle difese aeree sarebbero stati “pilotati da infiltrati all’interno dell’Iran”. “Fonti ben informate”, menzionate dall’agenzia di stampa Tasnim, hanno aggiunto che “non ci sono indicazioni di un attacco dall’esterno contro l’Iran”.
Il raid è stato condotto con “giochi da bambini”. Così il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian. Il ministro ha ribadito che il suo Paese “non risponderà”, a meno che non vengano presi di mira “gli interessi iraniani”. “Quello che è successo non è stato un attacco – ha detto a Nbc News – Si è trattato del volo di due o tre quadricotteri, che sono come i giocattoli che usano i nostri bambini in Iran”.
Ancora da decifrare sono le dinamiche dell’azione contro la base di Kalso in Iraq, che ospita le milizie filoiraniane denominate Hashed al-Shaabi, il cui bilancio è stato di un morto e otto feriti il bilancio. Su X, il Comando centrale americano (Centcom) ha negato che ci siano gli Stati Uniti dietro l’esplosione: “Non abbiamo condotto raid in Iraq oggi”.
Non c’erano droni o caccia nello spazio aereo sopra la struttura usata dalle Forze di mobilitazione popolare in Iraq prima o durante l’esplosione. Le Pmf hanno affermato che il loro capo di Stato maggiore, Abdul Aziz al-Mohammedawi, ha visitato il luogo ed “esaminato i dettagli delle commissioni di indagine”.
La fazione ha rivendicato il lancio di un drone contro Eliat, nello Stato ebraico, in risposta alle “violazioni israeliane della sovranità irachena e a suoi attacchi contro le basi delle Forze di mobilitazione popolare (Hashed al-Shaabi)”.
Hamas ha condannato “fermamente” quanto accaduto, considerandolo “una violazione della sovranità del Paese”. Non è mancato un avvertimento agli Usa: “Riteniamo l’amministrazione Biden responsabile dell’escalation nella regione attraverso il suo sostegno alla guerra di sterminio nazista contro il nostro popolo palestinese nella Striscia di Gaza”.


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