Esteri

Israele nelle mani della destra radicale il leader Ben-Gvir capo della sicurezza nazionale

di Martina Melli -


Israele ha abbracciato un futuro di (estrema) destra. Come volevasi dimostrare, il nuovo Premier Benyamin Netanyahu, ha nominato come proprio ministro della Sicurezza nazionale (ex ministero della Sicurezza interna), il controversissimo leader della destra radicale Itamar Ben Gvir. Una decisione che non stupisce, anzi. Da diverse settimane non si faceva che parlare della pericolosa alleanza con i sionisti religiosi di Ben Gvir, che è servita a Netanyahu, leader del Likud, per conquistarsi la maggioranza dei seggi in Parlamento e di conseguenza il via libera alla formazione di un nuovo governo.
Un’alleanza che preoccupa e fa discutere, data la situazione da sempre precaria tra Israele e Palestina e gli attuali tesissimi equilibri geopolitici in tutto il mondo.
“Otzma Yehudit” (Potere ebraica) – il partito di Ben Gvir infatti, è portatore di idee che richiamano al rabbino Meir Kahane, ex parlamentare e fondatore del partito Kach, che voleva stabilire una società ebraica pura. Idee fortemente anti-arabe, promotrici dell’annessione della Cisgiordania e della deportazione dei cittadini palestinesi “sleali” di Israele. Prima di diventare avvocato ed entrare in politica, il leader dei sionisti fu condannato per reati che includevano l’incitamento al razzismo e il sostegno a un’organizzazione terroristica. Il nuovo ministero della Sicurezza nazionale sarà ampliato come parte dell’accordo d’alleanza, per includere diverse autorità di contrasto che in precedenza erano disperse tra diversi uffici governativi. Nella sua nuova accezione, supervisionerebbe la polizia e la polizia di frontiera paramilitare, che operano a fianco dei soldati israeliani nei centri abitati palestinesi. Tra questi c’è la polizia di frontiera nella Cisgiordania occupata – un’unità militare composta da 2.000 soldati i cui compiti includono la gestione dei disordini, l’esecuzione di arresti e l’evacuazione di avamposti illegali – che fino ad ora era sotto l’autorità del comando centrale dell’esercito israeliano. Una fonte all’interno delle forze dell’ordine ha dichiarato al quotidiano israeliano Haaretz, come questa mossa “trasformi la polizia di frontiera nella polizia personale di Ben-Gvir nei territori”. In un post su Facebook, l’ex capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Gadi Eisenkot, ha definito la nomina di Ben-Gvir a ministro della sicurezza nazionale “un triste scherzo sulle spalle dei cittadini di Israele”. Oltre al presidio della Sicurezza, il partito Potere Ebraico avrà altri due dicasteri (di nuova formazione): quello dello ‘Sviluppo del Negev (regione del sud del Paese) e della “Galilea” (nord) e l’altro denominato “Retaggio ebraico”. Per l’esponente dell’estrema destra due dicasteri chiave cui spetta, fra gli altri, il controllo della Spianata delle moschee (o Monte del Tempio), con possibili tensioni future legate alle camminate di ebrei ortodossi e preghiere in un’area che i musulmani considerano un proprio luogo santo. “Abbiamo fatto un grande passo” ha sottolineato il leader in una nota “verso un accordo di coalizione completo, verso la formazione di un esecutivo nel pieno delle sue funzioni” e orientato “a destra”. L’assegnazione del delicato controllo della sicurezza a Ben-Gvir suscita grande apprensione, a livello nazionale e internazionale, rispetto alle tensioni israelo-palestinesi. Ben-Gvir e i suoi alleati infatti, sperano di garantire l’immunità ai soldati israeliani che sparano ai palestinesi, deportano i legislatori rivali e impongono la pena di morte ai palestinesi condannati per attacchi contro gli ebrei.
Il primo ministro liberale uscente di Israele Yair Lapid, che da sempre difende Israele come uno stato laico e democratico, si è detto particolarmente preoccupato del fatto che la coalizione di destra entrante possa distruggere il secolarismo israeliano e proclamare uno “stato halakhico” (teocrazia ebraica). Di certo, quello entrante, è il governo più a destra nella storia del Paese.


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