Esteri

Israele: via libera alla destra estrema parte il governo Netanyahu-Ben Gvir

di Martina Melli -


Il Presidente di Israele, Isaac Herzog, dopo aver concluso le consultazioni con i partiti politici, ha annunciato che domenica 13 novembre consegnerà al leader del partito Likud, Benjamin Netanyahu, il mandato di formare il governo.
E com’è noto, sarà un governo di (estrema) destra.
Netanyahu infatti, si è assicurato le raccomandazioni dei 64 parlamentari del suo blocco religioso di destra (Likud, Shas, Giudaismo della Torah unita e Sionismo religioso), mentre il primo ministro uscente Yair Lapid è stato nominato da 28 parlamentari (Yesh Atid e Laboristi). I restanti 28 deputati (esponenti di Unità Nazionale, Yisrael Beiteinu, Ràam e Hadash-Tàal) non hanno indicato nessun candidato.
Tra i sostenitori più controversi del futuro capo di Governo, infatti, c’è Itamar Ben-Gvir, che nel 2007 fu quasi condannato da un tribunale israeliano per incitamento al razzismo e sostegno a un’organizzazione terroristica ebraica.
La presenza al Governo del leader del partito Otzma Yehudit – in inglese Jewish Power o Potere ebraico – che sarà ministro, e prima o poi, quasi sicuramente, anche Premier, preoccupa non solo Herzog ma “il mondo intero”. Il motivo sono le sue posizioni controverse rispetto al trattamento degli arabi nel Paese.
“I leader mondiali mi stanno chiedendo conto delle posizioni anti-arabe e dello status del monte del Tempio, che è un tema sensibile” ha rivelato il Presidente.
Ben-Gvir ha risposto alle “accuse” ribadendo che lavorerà a beneficio dell’intero Paese ma “dovrebbe esserci ordine”. Quanto al Monte del Tempio (per i musulmani la Spianata delle Moschee), tra i luoghi più sacri per entrambe le religioni di cui Ben-Gvir ha più volte auspicato la modifica dello status quo, “non stiamo dicendo che non è sacro per altri, ma dobbiamo ricordare che è il nostro cuore, la nostra storia”.
E ha ancora aggiunto, destando non poca perplessità: “Siamo tutti contro il razzismo ed è impossibile dire a un ebreo che non può recarsi sul Monte del Tempio perché è ebreo. Io sono per uguali diritti”.
Ben-Gvir ha svolto un ruolo fondamentale nel riportare Benjamin Netanyahu al potere. Insieme al partito sionista religioso, guidato da Jewish Power, ha contribuito aggiudicandosi la terza più grande quota di seggi nella Knesset, fornendo a Netanyahu un sostegno sufficiente per formare una solida coalizione di governo.
L’altro grande assetto di Bibi Netanyahu, Smotrich, è noto, tra le varie cose, per aver suggerito che le madri ebree israeliane dovrebbero venir separate dalle madri arabe nei reparti di maternità degli ospedali israeliani. Ha a lungo sostenuto l’annessione della Cisgiordania, e ha sostenuto che “non esiste una cosa come il terrorismo ebraico quando si tratta di coloni che si vendicano da soli contro la violenza palestinese”.
Quello che secondo i media israeliani è più allarmante, è l’atteggiamento aggressivo israeliano nei confronti dei palestinesi, che “si sta ora trasformando in qualcosa di nuovo – una sorta di ultranazionalismo generale” che non solo rifiuta qualsiasi nozione di uno stato palestinese, ma vede anche ogni arabo israeliano – circa il 21% della popolazione israeliana, quasi il 20% dei suoi medici, circa il 25% dei suoi infermieri e quasi la metà dei suoi farmacisti – come un potenziale terrorista.
Jewish Power ha condotto una campagna populista che ha avuto risonanza soprattutto tra i giovani ebrei israeliani, e questo dimostra quanto la salita al potere dell’estrema destra sia la traduzione di correnti sotterranee profonde sviluppatesi negli ultimi anni. Correnti mirate all’esclusione degli arabi e alla loro targetizzazione.
Come ha ironizzato l’opinionista del New York Times, Bret Stephens, “Israele ha seri problemi, ma il fascismo imminente non è uno di questi”.


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