Esteri

ISRAIDELE

di Martina Melli -


Nella giornata di ieri almeno nove palestinesi sono rimasti uccisi e altri 20 sono stati feriti nel campo profughi di Jenin, in uno degli attacchi peggiori nella Cisgiordania occupata da Israele. Un raid che i palestinesi hanno descritto come un “massacro”. Le forze israeliane si sono subito ritirate dopo gli omicidi, mentre si faceva la conta dei morti, tra cui anche Izz al-Din Salahat, uno dei combattenti della Brigata dei martiri di Al-Aqsa – una milizia armata affiliata al partito politico palestinese Fatah. La situazione sul campo è molto difficile, con i feriti che cercano di raggiungere gli ospedali mentre le forze israeliane ostacolano ambulanze e personale medico. “C’è un’invasione che non ha precedenti, in termini di dimensioni e numero di feriti”, ha detto ad Al Jazeera Wissam Baker, capo dell’ospedale pubblico di Jenin. “L’autista dell’ambulanza ha cercato di raggiungere una delle vittime stesa a terra, ma le forze israeliane hanno sparato direttamente contro l’ambulanza e hanno impedito loro di avvicinarglisi”, ha continuato Baker. Le forze israeliane hanno anche sparato lacrimogeni contro l’ospedale, colpendo la divisione dei bambini e causando loro lesioni da soffocamento. L’esercito, ha negato di aver sparato deliberatamente gas lacrimogeni contro l’ospedale. “Nessuno ha sparato gas lacrimogeni di proposito in un ospedale”, ha detto un portavoce dell’esercito. “Ma l’attività non era lontana ed è possibile che il fumo sia entrato da una finestra aperta”.
Il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ha rilasciato una dichiarazione in cui invita le Nazioni Unite e tutte le organizzazioni internazionali per i diritti umani a “intervenire urgentemente per fornire protezione al popolo palestinese e fermare lo spargimento di sangue di bambini, giovani e donne”. Saleh al-Arouri, leader di spicco del movimento Hamas che governa la Striscia di Gaza bloccata, ha affermato che “la risposta della resistenza non si farà attendere”. Nel frattempo, le fazioni palestinesi hanno annunciato un giorno di lutto e dichiarato lo stato d’allerta. L’esercito israeliano ha giustificato l’operazione affermando che forze speciali erano state inviate a Jenin per arrestare i combattenti della Jihad islamica sospettati di aver pianificato e realizzato “molteplici attacchi terroristici”. Hanno dunque lanciato un raid su larga scala assediando il campo nelle prime ore con forze sotto copertura, dozzine di veicoli blindati e cecchini. Due sospetti armati sono stati identificati e neutralizzati dalle forze di sicurezza”, hanno fatto sapere i funzionari israeliani in una nota.


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