Economia

ITALIA ACCISA

di Giovanni Vasso -

GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO


 

Le parole di Giorgia Meloni, più che “fare chiarezza” come s’auspicava, hanno gettato nuova benzina sul fuoco delle polemiche, furibonde, intorno al caro carburante. E adesso il governo si ritrova praticamente circondato. Da un lato i benzinai, che, offesi, hanno annunciato lo sciopero. Dall’altro la politica, con l’opposizione in riarmo e una parte (consistente) di Forza Italia che spara a palle incatenate proprio contro l’esecutivo. Ma intanto, mentre si registrano lievi ribassi alla pompa, a pagare il conto delle accise sono i cittadini costretti a sborsare, in molte zone d’Italia, più di due euro al litro per acquistare benzina o diesel.
Le dichiarazioni della premier, che al “caso” aveva dedicato una puntata speciale del suo “diario” social, hanno fatto infuriare gli esercenti. Faib, Fegica e Figisc, le sigle che riuniscono i gestori degli impianti di rifornimento, hanno annunciato due giorni di sciopero, il 25 e il 26 gennaio. E, contestualmente, hanno “minacciato” un presidio a Montecitorio. Le parole dei benzinai sono pesanti: “Il governo aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. Avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa”. Perciò è stato “dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del governo. Si preannuncia presidio sotto Montecitorio”. La nota delle sigle di categoria è velenosa: “Beatificati i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all’erario oltre 13 miliardi di euro all’anno. Per porre fine a questa ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della categoria, su tutta la rete e di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti”.
Il ministro Luca Ciriani, a Radio Anch’io, ha tentato di smorzare i toni: “Quando si parla di speculazioni sul prezzo della benzina naturalmente non si parla del povero gestore delle pompe, che ha un introito minimo perché si parla di pochi centesimi al litro. Noi parliamo delle speculazioni internazionali sul prezzo del gas e della benzina che è evidente”. Dunque ha spiegato: “Non c’è assolutamente nessun tradimento da parte nostra verso gli elettori perché avevamo detto che in presenza di nuove entrate avremmo tentato intanto di sterilizzare alcune componenti delle accise sulle benzine ma tutti sappiamo che abbiamo ereditato praticamente un’economia di guerra”.

L’opposizione si concentra soprattutto sul tema delle promesse elettorali, in particolare quella relativa al taglio delle accise che, secondo la lettura delle minoranze, Meloni si sarebbe rimangiata in pochi mesi. Ma le accuse più pesanti arrivano dal fuoco amico, Forza Italia non ci sta alla demonizzazione dei benzinai. E il responsabile energia del partito azzurro, Luca Squeri, dalle colonne de La Stampa ha tuonato: “La speculazione non esiste e lo dimostrano i dati del Ministero dell’Ambiente. Chi lo ha detto ha disinformato l’opinione pubblica, una cosa gravissima. Finché si è trattato di una frase, di una dichiarazione buttata lì, amen. Ma questa falsa narrazione è servita da base per l’azione di governo”. La scelta del governo di imporre ai benzinai l’esposizione del prezzo medio non convince per nulla il deputato forzista: “Uno strumento inefficace, di dubbia fattibilità: non si può risolvere la questione dei prezzi con un cartello nel piazzale delle stazioni di servizio”. Volano gli stracci in maggioranza. Il ministro Daniela Santanché, a Radio24, ha affermato: “Anche nella nostra maggioranza ci sono esponenti che non studiano a fondo la materia prima di esprimersi”.. Intanto ieri pomeriggio il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti ha (timidissimamente) aperto alla possibilità di tagliare, ancora, le accise: “Le misure sono state adottate quando il loro prezzo aveva superato i 2 euro al litro e si concludevano nel mese di novembre. Condizioni queste di prezzo molto diverse da quelle attuali. Il governo si riserva di adottare le misure di riduzione delle accise, in funzione di una norma che,consentirà un’azione in tal senso in relazione all’aumento verificato dei prezzi”.

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