Politica

Italia contro Italia

di Adolfo Spezzaferro -


Non c’è mai stata così tanta Russia, neanche nella campagna elettorale russa. Si parla solo di Russia, nella nostra campagna elettorale. La questione, se verificata, se reale, è grave, sia chiaro. Ma il punto non è se Mosca ha finanziato o no i partiti italiani dal 2014, ma il fatto che i partiti in corsa per il voto del 25 settembre si stanno attaccando su un punto che non è esattamente nelle corde degli elettori. Gli italiani hanno ben altri problemi a cui pensare, a partire da come pagare le prossime bollette.

E invece si fa un gran parlare di questi presunti finanziamenti – domani ci sarà l’audizione del responsabile dell’intelligence Gabrielli al Copasir, con l’auspicio che si faccia chiarezza – rubli che, sia chiaro, se sono arrivati hanno riguardato l’intera legislatura che volge al termine. Dal 2014 ad oggi ci sono stati governi di centrosinistra, c’è stato Enrico Letta premier che è andato alle Olimpiadi invernali di Sochi a stringere la mano al presidente russo Vladimir Putin. Dopo di lui c’è stato Renzi. Per non parlare de governi Conte uno e due e Draghi, dove tutti hanno governato con tutti. Quindi il problema se c’è, riguarda praticamente tutti, non soltanto i partiti di centrodestra. E soprattutto riguarda partiti che sono stati al governo. Insomma, non è che questa presunta ingerenza di Mosca nella politica italiana riguarda soltanto la fase conclusiva della campagna elettorale, come si vorrebbe far credere. Se gli avversari della Lega e di FdI, i partiti che spuntano nei pezzi dei giornali “nemici” ma che non figurano in alcun elenco di partiti foraggiati da Mosca (perché non esiste, a quanto pare), agitano questo rapporto degli 007 Usa come una clava elettorale, non è detto che tutto questo volgerà a loro favore. Anzi, se venisse fuori che i partiti di centrodestra non c’entrano niente, sarebbe un boomerang.

Più i partiti parleranno di Russia più gli italiani voteranno guardando ancor di più ai loro problemi. La situazione è drammatica, presto sarà un’emergenza sociale. Famiglie e imprese in ginocchio, costrette a subire i lockdown energetici e senza poter sperare in un possibile miglioramento a medio termine. E se famiglie e imprese non si sentono ascoltate dalla politica, se vedono che non ci saranno risposte immediate, non si sentiranno rappresentate da questa politica. Dalla Ue fino al governo uscente, si prende tempo, dunque ci vorranno mesi per avere provvedimenti concreti. Ma gli italiani sono chiamati alle urne il 25 setembre, tra pochissimi giorni. Ecco, allo stato attuale è possibile che la tendenza della campagna elettorale sposti il voto ancor più verso chi non guarda alla Ue ma al particulare, non guarda alla guerra, ma a chi gli dice che è proprio colpa della guerra se i soldi stanno finendo.

Ci sono due Paesi insomma. Un’Italia dei partiti, che parlano di cose che non interessano ai cittadini. E l’Italia dei cittadini, degli imprenditori, dei lavoratori, dei commercianti, delle famiglie. Alle prese con i problemi reali. Ebbene, il rischio più grave è che tale tendenza spinga ulteriormente all’astensione. Altro che puntare a convincere gli indecisi. Altro che smuovere i disamorati dalla politica e farli tornare alle urne. L’aumento continuo ed esponenziale dell’astensione, registrato in tutte le ultime consultazioni elettorali – amministrative comprese – potrebbe confermarsi a maggior ragione anche questa volta. E per colpa dei partiti. A meno che non si registrerà un boom di consensi per i partiti anti-sistema, per chi dice basta con questa Ue, con questa guerra, con queste sanzioni, con questo caro bollette. Con il risultato più pericoloso per il Paese, in piena crisi economica e sociale: l’ingovernabilità.


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