Storie

Italia e Cina, un viaggio nel 1955 guidato da Piero Calamandrei

di Ivano Tolettini -


Settant’anni dopo il viaggio compiuto nell’ottobre del 1955 da una delegazione di intellettuali italiani in Cina, guidata da Piero Calamandrei, mentre il nostro Paese si rialzava a fatica dalla rovina della guerra e l’Occidente guardava a Pechino con sospetto e ignoranza, rappresenta ancora adesso uno degli episodi più significativi del dialogo culturale tra Oriente e Occidente nel secondo dopoguerra. In un tempo segnato dalla Guerra Fredda e dalla rigida contrapposizione ideologica tra blocchi, questa esperienza fu un atto di apertura, curiosità e ascolto reciproco.

Il libro “Sguardi dal ponte”

Non fu un viaggio turistico né diplomatico, ma qualcosa di più profondo e radicale: un tentativo di dialogo tra civiltà, un gesto politico e culturale che oggi, in piena battaglia per i dazi, risuona con sorprendente attualità. Il volume “Sguardi dal ponte”, pubblicato dalla Fondazione Museo Storico del Trentino, ne raccoglie le voci, gli sguardi e le testimonianze, restituendo al presente la forza di quel gesto. A raccontare e ricostruire quell’ esperienza unica è il libro a cura di Silvia Bertolotti, Silvia Calamandrei e Rodolfo Taiani, pubblicato dalla Fondazione Museo Storico del Trentino, con un apparato fotografico straordinario.

Un libro prezioso, denso di testimonianze, analisi e documenti in parte inediti, che offre uno sguardo nuovo su un episodio poco noto della storia italiana, ma che merita di essere riportato al centro del dibattito culturale. Il titolo evoca un’immagine potente: il ponte come luogo di passaggio, ma anche di sospensione, di rischio e di fiducia. Calamandrei e i suoi compagni – tra di loro Franco Antonicielli, Norberto Bobbio, Carlo Bernari, Franco Fortini, Ernesto Treccani, Maria Arena Regis – si muovevano tra mondi apparentemente inconciliabili: la democrazia occidentale da poco ritrovata in Italia e la rivoluzione socialista cinese, ancora nelle sue prime fasi, prima del “Grande balzo in avanti” e della Rivoluzione culturale.

Ma anziché chiudersi in una logica di contrapposizione, i membri della delegazione scelsero di ascoltare, di guardare, di comprendere. Il libro non si limita a ricostruire i fatti. Ne restituisce la complessità. Grazie alla pluralità delle voci coinvolte – lettere, diari, interventi, reportage – emergono le tensioni e le aperture, gli entusiasmi e i dubbi, gli incontri umani che valsero più di ogni proclama. È la Cina delle campagne collettivizzate e delle scuole in costruzione, dei canti rivoluzionari e delle lezioni politiche, ma anche delle famiglie, dei bambini, degli intellettuali che vogliono raccontare il proprio paese a chi arriva da lontano.

iero Calamandrei, figura centrale della Costituente, giurista, pedagogista, antifascista, si presenta qui in una veste forse meno nota ma non meno importante: quella del viaggiatore inquieto, dell’osservatore attento, del mediatore tra civiltà. I suoi interventi, riproposti nel libro con fedeltà e intelligenza, mostrano un uomo che, pur conservando la propria posizione critica, rifiuta la caricatura ideologica. Calamandrei non è un convertito né un turista dell’esotico: è un europeo che guarda l’Asia con rispetto e curiosità, con l’intelligenza del dubbio e la forza del confronto. In uno dei passaggi più significativi, rivolgendosi agli studenti cinesi, Calamandrei afferma: “Siamo venuti non per insegnare, ma per imparare. Voi avete davanti a voi un compito immenso, e sarà la cultura, non l’ideologia, a renderlo possibile”.

È una lezione che oggi dovremmo tenere a mente. Il dialogo tra culture – quando è autentico – nasce sempre da una posizione di reciprocità, non di superiorità. Il valore di Sguardi dal ponte sta anche nella qualità della sua curatela. Silvia Bertolotti, docente vicentina di raro spessore, ha saputo cucire con pazienza e rigore i materiali dispersi di quell’esperienza, molti dei quali inediti, restituendo al lettore un racconto polifonico ma coerente. Il suo sguardo da storica e da studiosa del Novecento dà profondità e contesto, senza mai rinunciare alla chiarezza. Silvia Calamandrei, nipote di Piero, contribuisce con uno stile personale e asciutto a illuminare la dimensione familiare e intima di una figura che troppo spesso viene letta solo attraverso le lenti istituzionali.

Le sue note, le sue memorie, i suoi scritti aggiungono calore e senso al rigore dei documenti. Rodolfo Taiani, da parte sua, colloca il viaggio nel più ampio intreccio delle relazioni culturali italo-cinesi, sottolineando come quell’esperienza del 1955 abbia anticipato molti dei temi che torneranno nelle relazioni tra i due paesi nei decenni successivi: il soft power, la diplomazia culturale, la costruzione di immagini reciproche. E’ una lezione per il presente. Nel tempo del ritorno delle guerre, della diffidenza sistemica verso la Cina, della tentazione di chiudersi dentro le proprie paure, “Sguardi dal ponte” ci ricorda che un’altra strada è possibile. Una strada fatta di incontri, di scambi, di parole pronunciate tra pari. Di volontà di capire. Non per aderire, ma per costruire.

Oggi più che mai, serve tornare a viaggiare come viaggiò quella delegazione nel 1955: con le domande aperte, con la coscienza critica, con la consapevolezza che ogni cultura ha qualcosa da insegnare e da apprendere. Il ponte non è un simbolo debole: è un gesto politico. E se non vogliamo rimanere chiusi nei nostri confini mentali e materiali, dobbiamo imparare a costruirli ancora. Ecco perché “Sguardi dal ponte” non è solo un libro di memorie o un omaggio a una grande figura come Piero Calamandrei. È un atto di fiducia nella cultura come strumento di pace. È un invito a rileggere la nostra storia con occhi nuovi. Ed è anche un appello, implicito ma chiaro, alla responsabilità degli intellettuali, degli insegnanti, dei politici, degli studenti: perché l’Italia torni a essere un paese capace di ascoltare il mondo, non solo di giudicarlo. Oggi che l’Europa sembra a volte più occupata a difendersi che a dialogare, e fa fatica a trovare una sua voce autonoma nel concerto internazionale, Sguardi dal ponte ci mostra una strada diversa. Quella della cultura come ponte, appunto. Non tra ideologie, ma tra esseri umani.


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