Primo Piano

“Italia in gioco per la ricostruzione ma ora garantire prima la pace”

di Edoardo Sirignano -

ROBERTO ANTONIONE


“Scontato l’interesse dell’Italia per la ricostruzione dell’Ucraina, ma prima viene la pace”. A dirlo Roberto Antonione, segretario generale dell’Iniziativa Centro- europea.
Qualcuno ritiene azzardata la visita della Meloni a Zelensky. È d’accordo?
Assolutamente no! Considerando quanto l’Italia ha fatto per sostenere l’Ucraina era giusto, anche dal punto di vista simbolico, essere presenti. Tutti i leader dell’Occidente, d’altronde, hanno fatto lo stesso. Sarebbe stato un errore non andare a Kiev.
L’Italia forse vuole mettere le mani avanti per quanto concerne la ricostruzione…
È scontato un interesse in tal senso. Prima di usare questa parola, però, adoperiamoci affinché la guerra finisca.
Quanto durerà il conflitto?
Fare previsioni è complicato. Ci sono elementi che sfuggono alla conoscenza dell’opinione pubblica e questioni, che per riuscire devono essere trattate in maniera molto riservata. Se diventano pubbliche finirebbero con l’essere strumentalizzate.
Putin, intanto, torna a utilizzare la parola “nucleare”. Si tratta di una minaccia?
Durante un conflitto, oltre alle armi, conta la propaganda. Legare l’aiuto all’Italia durante la pandemia a quanto accade oggi, è solo un’operazione comunicativa. Stiamo parlando di dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano o meglio si tratta di minacce senza senso. Putin è già isolato nella comunità internazionale. Fiiguriamoci se utilizzasse il nucleare. A parte le considerazioni di carattere umanitario, perché le bombe fanno morti e feriti, le conseguenze politiche di un tale gesto sarebbero molto più disastrose per chi lo fa che per chi lo riceve.
Nella sua lunga esperienza internazionale, ha mai conosciuto Putin?
Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo direttamente. Detto ciò, ho lavorato con diversi esponenti del governo di Mosca, tra cui il ministro degli Esteri Ivanov.
Antonione è stato forzista della prima ora. Condivide le ultime affermazioni del Cav in materia di esteri?
Forza Italia, sia con il governo precedente che con questo, si è sempre schierata dalla parte di Zelensky. Le parole di Berlusconi, quindi, sono un controsenso. Qualcuno si sforza per rileggerle in maniera diversa, ma sono fin troppo chiare e contrastanti. Non conosco le ragioni di tali uscite. Diverse sono le ipotesi. L’unica certezza, però, è che non aiutano l’Italia a favorire una possibile mediazione. Le giudico, pertanto, fuori luogo e sbagliate.
Così, però, non si rischia di buttare al vento tutto quel lavoro svolto a Pratica di Mare, dove nei fatti l’Italia si era candidata a ponte tra la Casa Bianca e il Cremlino?
È già stato buttato al vento molto tempo fa. Su quest’argomento ho un’opinione più vicina a quella di Berlusconi. Sono convinto che la sua azione in quel momento è stata molto importante sul piano geopolitico. Aveva cercato di cucire quella frattura pesantissima, sorta con la guerra fredda, tra la Nato e quel mondo che si riconosceva nel patto di Varsavia. La presenza di Putin a Pratica di Mare è stata un grande passo di democrazia e pace. Il problema, però, è che dopo questo vertice, non c’è stato un seguito, anzi non si è fatto nulla. Un grave errore. Avremmo dovuto, al contrario, sfruttare l’occasione per avvicinare la Russia ai nostri ideali. Stesso discorso vale per il governo di Mosca, che nei fatti ha preferito mantenere le vecchie distanze.
A suo parere, quando finirà il conflitto, perché prima o poi terminerà, sarà possibile ancora recuperare queste relazioni?
Certo! La Russia è un paese vicino all’Europa. Abbiamo tutto l’interesse a trovare forme di pacificazione e di rilancio delle relazioni di ogni tipo: politiche, commerciali, culturali e quant’altro. Se con i vicini di casa i rapporti di casa sono buoni, tutti stanno meglio. Si tratta di una scelta di buon senso. Considerando quanto sta accadendo, le operazioni saranno complicate e i tempi lunghissimi. Detto ciò, non possiamo fermarci alla drammaticità della situazione attuale. Dobbiamo lavorare purché il futuro sia diverso. Se, invece, immaginiamo un mondo in cui le dispute si risolvono esclusivamente sul campo di battaglia, il pianeta non avrà speranze. Ci troveremo di fronte a uno scenario catastrofico. Mi auguro che ciò non avvenga mai.
L’Ucraina può vincere ancora la guerra?
Non ci sarà mai un vincitore e un perdente, come d’altronde è avvenuto negli scontri degli ultimi quaranta anni. L’umanità dovrebbe finalmente rendersi conto che la risoluzione di problemi, anche complicati, non può essere mai delegata alle armi. Va, al contrario, affrontata in ambito diplomatico. L’esperienza delle guerre mondiali, purtroppo, non è servita. La memoria storica è venuta meno e la pace purtroppo non è ancora un bene assoluto, che abbiamo raggiunto in maniera definitiva.
Spesso si accusa la premier Meloni di essere troppo filoamericana. È davvero così?
È una strumentalizzazione. Dovremmo sempre aver molto chiaro cos’è e cos’è stato per l’Europa il rapporto con gli Stati Uniti. Stiamo parlando di chi ci ha salvati più volte nella storia. Le guerre mondiali sono finite in un certo modo perché sono intervenuti gli americani. La nostra libertà è legata a quanto hanno fatto gli Usa e a quanto fanno ancora. È chiaro a tutti, d’altronde, come abbiamo delegato la nostra difesa al Pentagono. La quantità di denaro destinata agli armamenti in Italia è insufficiente per far fronte a qualsiasi problema dovessimo avere in ambito militare. Ciò comporta determiati rapporti politici. Non possiamo utilizzare gli amici per ciò che ci va bene e quando va male, invece, scaricarli. Per tale ragione, ritengo che nessun governo italiano, compreso quello della Meloni, non sia mai stato succube. Diversi anni fa abbiamo fatto una scelta e per fortuna siamo stati corenti. Non vedo alcuna ragione per cambiare idea, neanche qualche provvedimento contrastante, che può essere tranquillamente affrontato in ambito diplomatico.

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