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Sport

Italia – Israele: la polemica tra calcio, sicurezza e politica

di Francesco Caselli -


La partita tra Italia e Israele, in programma domani sera a Udine sarebbe dovuta essere solo un normale match di qualificazione mondiale. Invece, è diventata un caso politico e mediatico. Le tensioni internazionali legate al conflitto in Medio Oriente si sono inevitabilmente riversate anche sul campo, scatenando una polemica che travalica i confini del calcio.

Udine blindata: tra sicurezza e manifestazioni pro-Palestina

La tensione è alta. Le autorità italiane hanno predisposto misure di sicurezza straordinarie, temendo manifestazioni pro-Palestina nei pressi dello stadio. Migliaia i partecipanti attesi, tra bandiere, slogan e appelli al boicottaggio. Il Viminale ha mobilitato forze dell’ordine e intelligence, mentre la FIGC guarda con preoccupazione al clima attorno alla partita. L’obiettivo è chiaro: evitare che la protesta travalichi i confini della civile espressione del dissenso.

La difesa della neutralità dello sport

Le proteste chiedono che l’Italia boicotti la partita contro Israele, accusando la federazione di “ignorare il dramma umanitario in corso”. Dall’altra parte, dirigenti sportivi e politici sottolineano che “il calcio non deve diventare un’arena politica”.
È la linea sostenuta anche da diversi ex allenatori e opinionisti che in questi giorni hanno difeso la scelta di giocare: “Lo sport deve unire, non dividere. Se smettiamo di giocare, vince solo l’odio”, sostengono.

Sport e politica: separazione (im)possibile

Ma la domanda resta aperta: può davvero lo sport restare neutrale? In un’epoca in cui ogni gesto è interpretato politicamente, la neutralità appare sempre più fragile. Non è la prima volta che una partita si trasforma in simbolo: basti pensare alle Olimpiadi di Mosca e Los Angeles negli anni Ottanta, o ai recenti casi di atleti sanzionati per aver espresso solidarietà politica.

Un test per il calcio italiano

Per molti tifosi, la partita Italia-Israele rappresenta un test su quanto lo sport possa resistere alle pressioni esterne. Per altri, è l’occasione per ribadire che “non esiste campo da gioco fuori dal mondo reale”.

In ogni caso, il calcio italiano si ritrova ancora una volta nel mezzo di una tempesta politica e mediatica, costretto a scegliere se restare fedele alla propria identità sportiva o riconoscere che, oggi più che mai, il pallone è anche uno strumento di messaggio e potere.


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